Testimoni di Geova, dal campanello alle lettere nella cassetta della posta. Nel nome della pace
(e.b) Prima si limitavano a bussare alla porta (domeniche comprese), ora se non ricevono risposta tentano l’ultima carta e lasciano una lettera nella cassetta postale. Il tutto con l’obbiettivo di evangelizzare il mondo alla religione geovita. Nel tempo della digitalizzazione e della comunicazione virtuale, i Testimoni di Geova (almeno quelli bresciani) sembrano intenzionati a voler tornare alle origini e si affidano alla penna dei propri “discepoli” per provare a trasmettere “la meravigliosa notizia che presto Geova Dio farà cessare le guerre”, si legge in una delle lettere. Mica una notizia da poco. Del resto i testimoni di Geova sono “noti” per le proprie frasi ad effetto e le domande sul senso della vita, della pace e della felicità. Nella lettera, scritta a penna e riportante nome, cognome, indirizzo e recapiti telefonici del mittente, si rimanda ad un incontro vis-a-vis e ad una tecnica di riflessione e preghiera che in 10/15 minuti alla settimana promette di far “conoscere quel che vuole Dio da noi per beneficiare della pace”. Magari bastasse così poco (tempo).