“Che straordinaria opportunità sarebbe organizzare a Santa Giulia una grande mostra con i capolavori ‘sconosciuti’ provenienti da collezioni della nostra città”. A lanciare la proposta è dal suo sito il vicesindaco Fabio Rolfi.
ECCO IL TESTO INTEGRALE DELL’INTERVENTO
Brescia, anche se forse la cosa non è molto nota al grande pubblico, è una città di grande collezionismo: un collezionismo discreto, intelligente, poco ostentato, com’è nello stile dei Bresciani, ma molto importante sia per il numero delle collezioni, sia per l’importanza delle opere.
Noi riteniamo che uno dei ruoli fondamentali di una saggia amministrazione pubblica sia quello di valorizzare l’esistente, le risorse presenti sul territorio, e di far crescere la collettività non con iniziative calate dall’alto o importate dall’esterno: questo sarebbe dirigismo, o, peggio, provincialismo. No, occorre invece trovare le eccellenze qualitative della nostra città, farle conoscere a tutti, rendere consapevoli i Bresciani dei loro tesori e coinvolgere i collezionisti in un discorso di valorizzazione e cultura.
Rispetto alla valorizzazione di grandi collezioni private d’arte moderna e contemporanea la nostra città ha perso in passato alcune occasioni eccezionali. Dobbiamo fare in modo che non accada più.
La nostra idea quindi è di avviare anzitutto, ovviamente nel rispetto discreto della privacy dei collezionisti, uno studio, in collaborazione con l’università, sulle più importanti raccolte artistiche private presenti in città che permetta di quantificare il patrimonio a disposizione.
In seguito tentare di coinvolgere i collezionisti in un grande progetto espositivo: si pensi a che straordinaria opportunità sarebbe organizzare in Santa Giulia, che è il luogo della nostra storia, della nostra identità, una grande mostra con i capolavori “sconosciuti” provenienti da collezioni della nostra città! Collezioni di privati, collezioni di fondazioni bancarie. Potrebbe scaturirne un percorso che parte dal grande ’500 bresciano di Moretto, Salvoldo e Romanino e, passando per il ’600, ’700 (pensiamo a Pitocchetto) e ’800 (pensiamo a un nome su tutti: Inganni, così presente nelle collezioni bresciane), arrivi al Novecento delle avanguardie, e poi dell’arte cinetica e programmata, delle post-avanguardie.
Fare una mostra con opere già presenti a Brescia sarebbe strategico da tanti punti di vista, considerando anche il momento di crisi: lavorare sull’identità, valorizzare l’esistente. E non dimentichiamo che una delle voci di spesa principali dell’allestire mostre consiste nel trasporto delle opere: fare una mostra con opere presenti a Brescia abbatterebbe enormemente questo costo. E sarebbe un’indicazione precisa di metodo: fare cultura significare anzitutto conoscere. E conoscere noi stessi, la nostra cultura, la nostra città e i capolavori che in essa sono custoditi è il primo passo in direzione della vera cultura.
Questa è la mia proposta: coinvolgere privati e galleristi a partecipare ad un grande progetto che avrà come suo contenitore espositivo il museo Santa Giulia. Un progetto ambizioso ma sostenibile e di grande visibilità nazionale e internazionale.
FABIO ROLFI
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