di Andrea Tortelli – I fondi per cultura e biblioteche andranno a zero. Zero. Qualche scuola a settembre potrebbe non riaprire. E gli autobus rischiano di fermarsi. Con i pagamenti alle aziende bloccati e decine di posti di lavoro in pericolo. Sono queste alcune delle possibili conseguenze della situazione – drammatica – che si trova a dover affrontare oggi il presidente della Provincia di Brescia Daniele Molgora per i nuovi tagli imposti dal governo Monti. Sono ben 30 in più del previsto, infatti, i milioni di euro da recuperare a breve (dieci subito), a fronte di un bilancio già passato da 185 milioni di euro a 140 in pochi mesi. E con 100 milioni di spese (personale, mutui e via dicendo) pressoché incomprimibili. Far quadrare i conti – in questo scenario – è un mestiere da prestigiatori. “Sono furibondo”, commenta Molgora, "anche perché quelli che Roma ci toglie sono soldi che i bresciani hanno già pagato". Ma – da vero commercialista o da "ragioniere" (così lo ha bollato l’opposizione) – il presidente del Broletto ci sta provando comunque.
D – Il quadro è apocalittico, la sua missione quasi impossibile. La consola il fatto che almeno la Provincia di Brescia non è inclusa nell’elenco di quelle da sopprimere?
R – Con queste premesse sarebbe stato quasi meglio chiudere. Alcune funzioni fondamentali potrebbero esserci tolte. Ma altre, le principali, rimangono. E il Governo non può pretendere di mantenere un ente senza fondi. Fra il bilancio che abbiamo abbozzato per il 2012 e quello che ci impone ora Roma c’è uno scostamento di ben 62 milioni di euro. Con due paradossi. In cassa abbiamo 192 milioni di euro che non possiamo spendere. E i nostri sforzi per risanare i conti degli ultimi anni addirittura ci penalizzano. Dai tempi di Cavalli abbiamo ridotto le spese di 40 milioni: se non l’avessimo fatto, oggi ci basterebbe tagliarne 30 per essere tranquilli…
D – Dove recuperare tutti questi soldi?
R – L’impresa è ardua. Di certo dovremo cancellare qualsiasi forma di sostegno alla cultura e tutti i fondi al sistema bibliotecario. Ma tutto questo capitolo vale “solo” 2 milioni e mezzo. Saremo costretti a intervenire pesantemente anche sullo sport e sui sistemi informatici. Senza dimenticare il fatto che, con queste premesse, sarà difficile realizzare il piano che ci avrebbe portati entro 2013 a pagare i fornitori in sei mesi. Inoltre c’è la questione del personale: dal 2008 a oggi siamo passati a 1.077 a 823 dipendenti, ma non escludo che le decisioni di Roma possano avere conseguenze anche su questo fronte. E tutto ciò potrebbe comunque non bastare.
D – Non è immaginabile un emendamento “salva-Brescia” che premi chi ha già fatto sacrifici?
R – Ci proveremo, ma l’impresa è davvero ardua. A Roma non hanno la minima idea di cosa faccia una Provincia come la nostra. Nei ministeri non si è toccato quasi nulla, mentre alla periferia vengono imposti sacrifici che rischiano di tradursi nel taglio di servizi essenziali per i cittadini.
D – E nel frattempo siete costretti a ospitare la Prefettura pagando l’affitto di altri immobili per i vostri uffici. Un altro paradosso. Siete pronti davvero a inviare una lettera di sfratto al prefetto?
R – Lo faremo, ma siamo anche consapevoli del fatto che si tratta soltanto di un atto simbolico. Inoltre quest’inverno potremmo non aprire alcune scuole e interrompere il servizio dei bus. Ma dobbiamo pensare a iniziative di maggiore respiro, e l’ipotesi di non rispettare il Patto di stabilità non è da escludere.
D – Chi glielo fa fare di rimanere alla guida di un ente sull’orlo del baratro?
R – Se dovessi verificare che non è più possibile portare avanti il mio incarico potrei pensare anche di dimettermi. Ma c’è anche una questione politica. Tutto ciò che sta accadendo a Roma non è finalizzato a risparmiare soldi, ma a togliere identità ai territori. Come dimostra anche il fatto che si vogliono far diventare le Province enti di secondo livello, togliendo quindi l’elezione diretta di presidente e consiglieri. Contro tutto ciò voglio continuare a combattere.
D – L’ipotesi dimissioni era emersa anche qualche settimana fa. Le frizioni politiche con il suo partito e con il segretario Fabio Rolfi possono dirsi superate?
R – Ci sono stati punti di vista diversi, ma in un movimento come il nostro il confronto non è negativo. Comunque la battaglia contro Roma richiede di agire compatti.
D – Lei è sempre stato indicato come vicino a Bossi. Come vede l’ascesa di Maroni all’interno del Carroccio?
R – Bossi ha sempre avuto idee rivoluzionarie e anticipato i tempi: la battaglia contro l’Euro e quella contro l’ingresso della Cina nell’Organizzazione mondiale del commercio, solo per fare due esempi, risalgono a più di dieci anni fa e il tempo gli sta dando ragione. Io questo non lo dimentico. Spero comunque che la linea Maroni possa portare risultati. Anche per quanto riguarda la tutela degli enti periferici.
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