“Il sumo della discordia”. La gigantesca statua che ritrae un lottatore di sumo appeso per la cinta all’incrocio di Colombare e realizzata dal bresciano Stefano Bombardieri ha letteralmente diviso il comune di Sirmione. Ma non solo. La notizia della statua è uscita non solo dal paese gardesano ma anche dalla Penisola raggiungendo l’arcipelago giapponese. Una delegazione di uomini d’affari giapponesi è arrivata a Sirmione e ha gridato allo scandalo guardando alla statua, convinti si trattasse di un sumo impiccato. Niente di più lontano dalle intenzioni dello scultore che, invece, con “Il peso del tempo sospeso. Sumo” (questo il titolo originale dell’opera) voleva trasmettere un messaggio positivo, il sumo appeso per la cintura ad un filo. Il filo della vita, per intenderci, che non deve essere spezzato ma salvaguardato. L’arte, specie se di carattere simbolico, non è sempre comprensibile al primo sguardo, ma sopratutto non da tutti. Sono stati tanti i cittadini di Sirmione ad aver chiesto al Comune di togliere la statua ma il sindaco è stato lapidario: “Fino al prossimo 7 ottobre l’opera resterà lì dov’è”.
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