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Stabiumi lancia l’appello agli acciaieri: “Uniamoci per gli acquisti, è una questione vitale”

(a.t.) “E’ il momento di fare squadra, continuando a fare i solisti ne usciremo tutti con le ossa rotte”. A lanciare l’appello – rivolto alle principali realtà italiane dell’acciaio – è stato l’amministratore delegato di Siderurgica Investimenti Amato Stabiumi, durante una conferenza stampa che si è tenuta pochi minuti fa negli uffici di Alfa Acciai per presentare il bilancio consolidato della holding (di cui Bsnews.it darà conto tra pochi minuti in un altro articolo). Con lui, attorno al tavolo, il presidente Ettore Lonati, il dg tecnico di Alfa Acciai Giuseppe Cavalli e il Cfo Alberto Tagliabue.

“La nostra azienda”, ha detto Stabiumi, “non guadagna quanto dovrebbe. E se la situazione non dovesse cambiare nel 2012 chiuderemo per la prima volta il bilancio in passivo. Un quadro che si giustifica con la crisi del settore e i consumi dell’edilizia calati del 50 per cento. Ma anche con l’eccessiva concorrenza – sia negli acquisti sia nelle vendite – fra i pochi produttori rimasti in campo. La differenza tra guadagnare il giusto o meno”, ha continuato, “è sottile: i nostri costi sono legati all’energia e alla manodopera, ma su questi è difficile intervenire. L’unica possibilità reale che abbiamo è quella di lavorare sulle materie prime, facendo in modo che le aziende procedano all’acquisto dei rottami in unico consorzio ed evitino così i sovrapprezzi dovuti all’eccessiva concorrenza interna”.

Il quadro tracciato da Stabiumi, del resto, lascia poco spazio alle interpretazioni. Oggi il rottame nazionale viene pagato dalle aziende quanto quello che proviene da Germania, Francia e Stati uniti, sui cui però gravano i costi di trasporto. Dunque per le 14 tonnellate di materiale ferroso nazionale consumate ogni anno il sistema Italia paga mediamente 30-40 euro di troppo: “circa 400 milioni di differenziale totale che risolverebbero gran parte dei sistemi della nostra siderurgia”. Una situazione, oltretutto, “drogata” dall’export in Algeria perché “se non avessimo l’esenzione dai dazi del 15 per cento non saremmo più competitivi rispetto ai turchi e avremmo da lavorare soltanto uno o due giorni alla settimana”.

Di qui l’appello alle poche grandi aziende rimaste del settore (una manciata di società controllano l’80 per cento del mercato) “ad unirsi – tutte – evitando che prevalgano logiche campanilistiche per cui ciascuna realtà pensa di acquistare già meglio degli altri, dimenticando che deve fare poi i conti con una situazione sempre più drammatica”. “Non abbiamo parlato con nessuno”, ha aggiunto Stabiumi, “ma lanciamo nuovamente un sasso nello stagno perché per noi come per altri si tratta di una questione vitale”.

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Redazione BsNews.it

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