Di Marco Antonelli, figlio quasi 27enne dei due coniugi trovati morti giovedì mattina nella loro casa di Gavardo, c’è davvero ben poco da dire. Alto un metro e 80, fisico robusto, Marco, accusato di essere l’assassino dei genitori, ha sempre dimostrato di avere un carattere schivo e riservato. Dopo una breve carriera universitaria a Padova dove ha frequentato il primo anno di Matematica, marco è tornato a casa dai suoi genitori, gli stessi che secondo gli inquirenti l’altra sera avrebbe picchiato di botte fino a lasciarli senza vita. Non ha mai avuto relazioni sentimentali stabili, qualche avventura nel passato ma niente di più. Una passione , invece, per i giochi di guerra virtuali, quelli dove sei da solo a combattere contro il modo. Infine un’inclinazione verso la droga leggera, l’hashish, la stessa che la sera dell’omicidio aveva acquistato da un egiziano, facendosi però “beccare” dai Carabinieri. Prima nessun precedente di polizia e poche amicizie. Quella che viveva Marco prima dell’arresto di venerdì era una vita tutta mansarda e lavoro (come necroforo, becchino). Ora dovrà spiegare agli inquirenti perché tutte le prove – le macchie di sangue sulle maniglie delle porte di casa sua e nel bagno fino alla camera da letto e i vestiti che indossava la sera del fermo per droga scomparsi dal suo armadio – che hanno portato i giudici a credere che sia proprio lui l’assassinio di papà Pietro e mamma Alba.
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