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Rodengo, Sel detta le sue condizioni per la centrale a biomasse

Dimensioni, costi, controlli, ambiente. Con una nota Sel presenta esprime le sue perplessità e detta le sue “condizioni” per il nuovo impianto di biomasse di Rodengo Saiano.

ECCO IL TESTO DEL COMUNICATO

Premesso che la lotta ai cambiamenti climatici e allo smog, nonché la risposta alla limitatezza dei combustibili fossili e nucleari, non ha altra risposta se non nella produzione di energia da fonti rinnovabili, è certamente provato che tra le fonti rinnovabili di energia rientrano a pieno titolo le biomasse. La Federazione provinciale di Sinistra Ecologia e Libertà ritiene che la valutazione della opportunità o meno di realizzare un impianto a biomasse debba rispondere almeno ai seguenti presupposti: 1. la centrale deve essere collocata in un contesto nel quale non costituisca un problema per la qualità dell’aria (ovvero dove ci sia la presenza di vento e/o la ridotta presenza di altre fonti di emissioni inquinanti. 2. il materiale combustibile deve essere reperibile nelle vicinanze e deve essere frutto di residuo di lavorazioni/produzioni o coltivate appositamente in terreni marginali non utilizzabili per altre colture, per la creazione di una filiera corta come auspicato dalla U.E. 3. deve esserci cogenerazione ed il calore prodotto deve essere utilizzato in sostituzione di generazione di calore da fonte non rinnovabile 4. la centrale abbia una dimensione tale da giustificare i costi di un monitoraggio continuo dei maggiori inquinanti, compresi IPA, metalli pesanti e diossine/PCB.

Il nuovo impianto di Rodengo Saiano si inserisce in una situazione energetica ed impiantistica provinciale delle quali va tenuto conto; infatti: • per quanto attiene alle biomasse legnose o di altro tipo agro industriale, si deve considerare che è attiva una linea (la terza) dell’inceneritore di Brescia, di proprietà di a2a, che ha le capacità di bruciare tutte le biomasse eventualmente disponibili in provincia in condizioni sicuramente migliori a livello energetico ed a minor impatto ambientale. • l’impianto in questione produrrebbe poco meno di 1 megawatt elettrico (1000 kW) con 13.000 ton/anno di cippato. Si noti che la stessa energia è ricavabile da un tetto fotovoltaico di 10.000 mq (ad es. superficie di 4 capannoni industriali delle dimensioni di 100 m x 25 m!!!). • essendo un impianto di piccola taglia, è soggetto a poche autorizzazioni, ridotti controlli delle emissioni e con valori limite più elevati di altri impianti, ad es. dell’inceneritore stesso. Infatti, tutti i dati forniti sulle emissioni di impianti simili non prendono mai in considerazione gli IPA, i metalli pesanti ed i microinquinanti clorurati (diossine e PCB), tutti tenuti sotto controllo, invece, negli impianti di taglia maggiore, (vedi inceneritore). • la cogenerazione è solo annunciata, ma non utilizzata.

• l’aria della provincia di Brescia, soprattutto quella della “zona critica” che comprende città e hinterland, presenta una qualità scadente, al di sopra di tutti i limiti di legge previsti, ed è urgente ed irrinunciabile mettere in atto politiche di riduzione delle fonti di emissione degli inquinanti

Considerazioni finali: Visto il diffondersi di proposte analoghe nella nostra Provincia, la federazione provinciale di Sinistra Ecologia e Libertà ritiene che sia indispensabile redigere al più presto un piano energetico provinciale che individui quali fonti sviluppare, con quali metodologie ed in quali luoghi. La cogenerazione e l’utilizzo del calore, prodotto in sostituzione di altrettanti impianti di riscaldamento (come potenza resa) alimentati a gas o gasolio, deve essere comunque imprescindibile. La scelta primaria di produzione di energia da fonti rinnovabili per la provincia di Brescia non può essere che quella del solare, termico e fotovoltaico, visto l’enorme patrimonio edilizio ed in particolare i capannoni industriali di cui dispone, unita alla micro generazione eolica (valli e laghi) ed idroelettrica. Essendo inoltre già operativa una linea dell’inceneritore di Brescia, autorizzata espressamente per la combustione di biomasse, linea che l’attuale gestione di a2a sta utilizzando subdolamente anche per RSU e CDR, non ha senso costruire piccoli impianti a tale scopo, se non in realtà territoriali molto isolate per le quali sia dimostrata l’autosufficienza nella fornitura del materiale combustibile e la possibilità di realizzare una rete di utilizzo dell’energia termica cogenerata. La federazione provinciale di Sinistra Ecologia e Libertà è altresì convinta che, per rendere sostenibile la scelta, sia obbligatorio che il gestore dell’inceneritore (a2a) renda ai fornitori di biomasse un buon corrispettivo, almeno pari a quanto guadagnerebbero bruciando direttamente la biomassa

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Redazione BsNews.it

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