La provocazione dei cacciatori gardonesi: “I fondi destinati agli ambientalisti? Diamoli ai cittadini”

(a. tortelli) “Vogliamo sapere quanti contributi percepiscono le associazioni ambientaliste e animaliste. Perché il rigore deve valere per tutti. E di questi tempi forse sarebbe più utile destinare le risorse ai servizi per i cittadini”. A lanciare la proposta-provocazione è Tiziano Cominassi, presidente della sezione di Gardone Valtrompia dell’Associazione cacciatori lombardi (Acl), che nel solo Bresciano raccogliere oltre 3mila doppiette.

“In Valtrompia”, precisa Cominassi, “la caccia è un valore importante. La manifattura d’eccellenza delle armi, con l’indotto, dà sostentamento a migliaia di famiglie e contribuisce all’economia del Paese esportando circa il 70 per cento del prodotto. Senza contare il contributo al Pil bresciano degli oltre 30mila cacciatori della Leonessa”. Con questa premessa, venerdì 16 gli iscritti Acl di Gardone si troveranno all’Hotel Marcheno per l’annuale cena conviviale. All’appuntamento sarà presente il senatore Pdl Valerio Carrara, a cui i cacciatori bresciani hanno affidato la loro nuova battaglia. “A Carrara”, continua Cominassi, “abbiamo chiesto di presentare un’interrogazione (come fatto a inizio mese, ndr) per sapere quale sia la vera entità dei contributi, che a vario titolo, percepiscono le associazioni ambientaliste e animaliste. Nel giro di tre anni le realtà sono quasi raddoppiate e oggi alcune hanno bilanci paragonabili a quelli di società quotate in Borsa. Vogliamo conoscere quanti soldi ricevono dal pubblico. Ed eventualmente ridurli. Il cittadino-cacciatore”, incalza, “crede che la priorità vada all’uomo e non all’animale: per questo riteniamo opportuno destinare quei fondi ai servizi alla persona, magari agli anziani e alle giovani coppie”.

Anche a chi addita i cacciatori come persone che uccidono per diletto, Cominassi ha qualcosa da dire. “Noi ci riteniamo sentinelle dell’ambiente”, chiarisce, “e vogliamo precisare che cacciatori e bracconieri sono due cose ben diverse. Il cacciatore non è una persona sanguinaria che prova piacere nell’uccidere. Non è un bracconiere, perché non pratica l’attività con tempistiche e modalità vietate dalla legge. Ma soprattutto la caccia non è uno sport, ma una passione che viene tramandata da generazioni”. Con la stessa motivazione, quindi, il presidente dei cacciatori gardonesi ribadisce la necessità di nuove normative sulla caccia in deroga – “una tradizione molto sentita nelle valle bresciane e bergamasche” – che riguarda specie come il fringuello, la peppola, il frosone, la pispola e il prispolone (comunemente chiamato tordina nel Bresciano). “Questi”, precisa Cominassi, “sono alcuni degli elementi base dello spiedo, che è il piatto tradizionale della nostra provincia. Lo spiedo non è tale se non comprende la selvaggina migratoria”.

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Redazione BsNews.it

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