Donatella Albini: “8 marzo, una festa contro violenze, ingiustizie e persecuzioni, per riaffermare la libertà delle donne”

di Elisabetta Bentivoglio – Nel giorno della festa della donna, BsNews.it ha scelto di ascoltare le parole di una donna che, a vario titolo, si occupa di donne, Donatella Albini. Laureata in medicina e chirurgia e successivamente specializzata in ostetricia e ginecologia presso l’Università degli Studi di Milano, la dottoressa Albini è anche docente presso l’università degli studi di Brescia presso la facoltà di medicina-scienze infermieristiche. Dirigente medico presso l’unità operativa di ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Chiari, “M. Mellini”, responsabile del centro di secondo livello per la prevenzione dei tumori del collo dell’utero e referente per l’ASL per la formazione del personale socio-sanitario in tema di violenza sessuale, Donatella Albini è riuscita a ritagliarsi una poltrona d’onore all’interno della vita pubblica e politica bresciana con l’entrata nel 2008 nel consiglio comunale di Brescia in qualità di consigliera, prima della defunta “La sinistra L’Arcobaleno” e ora  di Sinistra ecologia Libertà (Sel).

 

8 marzo 2012: che significato ha per lei la festa della donna?

“E’ una ricorrenza che merita di essere riaffermata per continuare a contrastare le tante ingiustizie, sociali, politiche e famigliari che subiscono ancora oggi le donne, nel silenzio di leggi e norme non scritte che limitano la loro libertà di agire, parlare e decidere della propria esistenza”.

Ci sono donne che pensano che l’8 marzo sia diventata una festa desueta, utile solo a trainare il commercio di fioristi e vivaisti. Lei come risponde a queste provocazioni?

“Sono d’accordo con loro quando affermano che la rincorsa a mimose e streaptease contribuisce a far perdere di valore ad una ricorrenza che non ha nulla di gioioso. Chi, invece, critica l’8 marzo per partito preso manca di rispetto a tutte quelle donne, italiane e non, che patiscono la non libertà, non hanno parole per esprimere ciò che subiscono e non hanno il coraggio di uscire dalla paura”.

Da ciò che afferma sembra che l’8 marzo sia la festa delle donne che subiscono violenze in silenzio.

"Certo, ma non solo. Mi riferisco anche alle donne che stanno faticando per trovare un lavoro, a quelle che lo trovano ma solo se firmano le dimissioni in bianco, a quelle che si trovano a crescere i propri figli senza un padre, a quelle che acconsentono a non usare anticoncezionali per far piacere al partner, a quelle che si devono difendere da aggressioni mediatiche e verbali, insomma a tutte quelle donne che non sono libere di esprimere il proprio io per timore di ripercussioni”

A fronte delle tante donne di cui ha appena parlato, ne esistono tante altre che sono riuscite ad affermarsi per ciò che sono, nel lavoro, nella famiglia e nella società in genere.

"Verissimo, ma quelle sono le donne emancipate, quelle che come me hanno avuto al proprio fianco uomini capaci di capire il loro valore e che hanno saputo affermare la propria autorevolezza. Queste donne non hanno bisogno di essere difese perché hanno già acquisito gli strumenti per difendersi da sole”.

Donne diverse da Francesca Alleruzzo, la maestra di San Polo che sabato notte è stata uccisa dall’ex marito, ennesima vittima di un uomo che la considerava di sua proprietà. Lei ha proposto un minuto di silenzio durante il consiglio comunale di lunedì ma, a differenza dell’accoglimento bipartisan da parte delle donne del consiglio, i colleghi uomini hanno avuto reazioni differenti e  alcuni hanno persino abbandonato l’aula.

“La mia è stata una proposta di carattere politico. A San polo non si è consumato solo un crimine ripugnante, ma un pluriomicidio famigliare, drammaticamente simile a molti altri. Esistono centinaia di migliaia di denuncie ogni anno da parte di donne perseguitate e minacciate da mariti e fidanzati che non accettano di mettere la parola fine ad un rapporto logoro e insano”.

Però non ha commentato il comportamento “lento” dei suoi colleghi consiglieri…

“Ed eviterei anche di commentarlo. Ognuno si comporta come meglio crede, sono contenta però che le mie colleghe, indipendentemente dal colore politico di appartenenza, abbiamo accolto la mia proposta e si siano alzate in piedi in segno di condivisione”.

Cosa si potrebbe fare per cambiare la condizione di chi ha ancora paura a sfogarsi, parlare e denunciare violenze e abusi?

“Si deve continuare a parlarne e non abbassare mai la guardia. Così facendo aumenteremo la possibilità di arrivare a tutte coloro che subiscono ancora in silenzio. Bisogna riconoscere i fili della trama per disfarla e ritesserla”.

La politica in questo senso cosa dovrebbe e potrebbe fare?

R. Tanto altro. A partire da investimenti seri su consultori, case protette e luoghi destinati alla tutela delle donne maltrattate e dei loro figli. Ma per farlo servirebbe accantonare progetti faraonici quali il parcheggio sotto il castello o il cubo bianco. Di certo con quelli le violenze sulle donne non si fermeranno”.

 

 

 

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Redazione BsNews.it

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