(a.tortelli) Tutto – o quasi – è andato secondo previsioni. Alessandro Mattinzoli, candidato unico in seguito all’accordo tra le diverse anime del partito, è il nuovo segretario provinciale del Pdl. E alle urne si sono presentati circa 6mila iscritti. Una quota comunque sostanziosa. Ma il vero dato dell’appuntamento politico di domenica al President Hotel di Roncadelle è un altro. Perché con la “scusa” di eleggere i 15 nomi del direttivo del partito, le correnti pidielline hanno avuto modo di contarsi. E l’esito, in questo caso, è stato tutt’altro che scontato.

Tra gli eletti, infatti, ben cinque rispondono all’ex ministro Mariastella Gelmini (compreso il più votato, l’ex Udc Paolo Fontana), quattro alla corrente Paroli-Parolini, tre agli ex An, due a Margherita Peroni e uno al gruppo di Akropolis (il presidente della D’Annunzio Vigilio Bettinsoli). Un fronte, quest’ultimo, che ha pagato la diaspora seguita all’incarcerazione di Franco Nicoli Cristiani, visto che Emanuele Rossi, Marco Ferretti e il consigliere provinciale Isidoro Bertini si sono infatti divisi 420 preferenze, ma nessuno ha superato singolarmente quota 207 (il risultato dell’ultimo degli eletti). Altri voti nicoliani, ancora, sono finiti in direzione di Scarpetta, sostenuto dal segretario cittaidno Ettore Isacchini. Ma molto peggio è andata alla corrente che fa riferimento al deputato e vicepresidente del Broletto Giuseppe Romele, che non ha eletto alcun rappresentante nonostante l’autorevole candidatura di Gianfrancesco Tomasoni (fermo a 141 preferenze). Non l’unico degli esclusi eccellenti, visto che la stessa sorte è toccata all’assessore comunale Maurizio Margaroli e al consigliere in Loggia Giovanni Acri.

Insomma: la Gelmini ha trionfato, la componente ciellina e gli ex An hanno ottenuto un buon successo, mentre gli ex nicoliani hanno pagato soprattutto l’errore di non aver ben direzionato i loro voti. Ma per Romele è stata quasi una disfatta. E questo risultato potrebbe avere effetti significativi anche sulle istituzioni bresciane. In particolare, nel partito, c’è chi chiede ora di ridiscutere i rapporti di forza in Broletto. Mettendo in forse l’assessorato di Tomasoni e il ruolo di vicepresidente di Romele. Richieste che certo non mancheranno di animare il dibattito interno all’ente per i prossimi mesi.

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