Disciplinare le attività produttive e commerciali, per adeguare la normativa regionale alla direttiva europea Bolkestein e stabilire regole precise a tutela dei consumatori e della salute pubblica. E’ stato approvato in serata a maggioranza (con 43 voti favorevoli e 22 contrari), dopo un intenso dibattito, il progetto di legge, ribattezzato “Harlem” (relatore Massimiliano Orsatti, Lega Nord). Favorevole la maggioranza, voto contrario invece  dei gruppi di minoranza, che a colpi di emendamenti ne hanno ritardato l’approvazione. In mattinata l’Assemblea aveva respinto a scrutinio segreto (30 a favore, 42 contrari) la questione pregiudiziale presentata dal PD sull’incostituzionalità del testo. Respinti dunque gli oltre 180 emendamenti e 27 ordini del giorno presentati dalle minoranze.

Le nuove norme adeguano la normativa regionale in materia di attività di artigianato, commercio, estetista, acconciatore, alla direttiva europea Bolkestein (che vuole facilitare la circolazione di servizi all’interno dell’Unione Europea) e lascia la possibilità ai Comuni di decidere su specifiche situazioni, considerate in contrasto con l’interesse generale e, per motivi di ordine pubblico, di vietare l’apertura di attività per evitare l’addensamento di negozi extracomunitari nella medesima zona. Nei negozi stranieri ci sarà l’obbligo di saper parlare l’italiano e di esporre i prezzi e la tipologia del prodotto venduto nella nostra lingua.
“Le nuove norme – ha spiegato il relatore Massimiliano Orsatti – si pongono gli obiettivi di regolamentare settori ad oggi privi di normative adeguate, risolvendo quindi criticità evidenti anche legate all’immigrazione, e fornire ai sindaci strumenti idonei per tutelare i cittadini e il proprio territorio. Nell’elaborare questo provvedimento ci siamo ispirati all’azione dell’ex sindaco di New York, Rudolph Giuliani, che è riuscito a risollevare le sorti di un quartiere degradato e problematico come quello di Harlem. La nostra legge infatti si propone di gestire l’immigrazione in maniera responsabile, evitando la formazione di ghetti e le implicazioni che ne derivano a livello di sicurezza e concorrenza sleale. I sindaci potranno intervenire per limitare il proliferare di attività della stessa tipologia, quali venditori di kebab, minimarket etnici, parrucchieri cinesi o centri massaggi orientali la cui concentrazione crea degrado e problemi di ordine pubblico. Inoltre si chiederà un’adeguata conoscenza della lingua italiana a coloro che decideranno di aprire un bar o un ristorante. La legge consentirà poi ai sindaci lombardi un maggior controllo del territorio, con particolare riferimento alla salvaguardia dei centri storici”.
Per il PD il documento votato è solo una legge bandiera: “Torna ora d’attualità – ha detto Arianna Cavicchioli – solo perché è una delle condizioni che il Carroccio pone al PDL in questa fase di scontro all’interno della maggioranza. Non tiene conto dei provvedimenti nazionali: la manovra correttiva d’agosto del governo Berlusconi, i decreti “salva Italia” e “crescitalia”, poi convertiti in legge, e quello sulle semplificazioni, che cambiano completamente lo scenario. L’Assemblea ha votato un testo che si fermerà davanti alla Corte Costituzionale perché contiene palesi motivi d’illegittimità. È evidente che questa normativa è per molti versi solo un tentativo di accordo politico che non risponde certo alle esigenze dei nostri cittadini e che è in contrasto con le leggi nazionali e comunque impugnabile”. 
“Contro le sterili polemiche dell’opposizione – ha replicato Orsatti – dico invece che si tratta di un pacchetto completo che tocca differenti tematiche e che fornirà risposte concrete ad esigenze realmente avvertite da amministratori e cittadini. Sono invece le opposizioni che con il loro ostruzionismo hanno dimostrato un atteggiamento ideologico e totalmente irresponsabile”.
“Condividiamo – ha dichiarato Valerio Bettoni, (UdC) – alcune delle preoccupazioni espresse dagli estensori del provvedimento ma non riteniamo che questa legge sia lo strumento ideale per correggere alcune anomalie reali. Così come concepito rischia di essere scambiato per un provvedimento ideologico e strumentale in reale contrasto con i recenti provvedimenti governativi in tema di liberalizzazioni. Più che nuove norme proibitive e vincolanti sarebbero stati più utili puntuali e frequenti controlli della polizia annonaria in base alle norme in vigore”.
 “Il provvedimento votato oggi – ha spiegato Gabriele Sola (IdV) – trasuda razzismo, è chiaramente ideologico e segnala incompetenza giuridica e politica. Il tutto produce una legge contraddittoria, dai valori incostituzionali, che colpisce il contributo di esercenti stranieri. E’ una legge che obbedisce esclusivamente alla logica di marketing elettorale sul territorio dal sapore propagandistico, finalizzata a raccogliere consensi”.
Per Giulio Cavalli (SeL) “E’ un provvedimento palesemente incostituzionale. Siamo nel campo della mera propaganda con l’aggravante che rientra in uno scambio politico tra Lega Nord e Popolo della Libertà. Nel contenuto non accettiamo alcuna forma di discriminazione nè quantitativa nè qualitativa e tantomeno di natura etnica. Ci consola la certezza che la legge avrà vita breve perché destinata a essere cancellata dalla Corte Costituzionale”.
“Le opposizioni – ha detto Mario Sala (PdL) – hanno invocato le ‘liberalizzazioni’ per dire che questo progetto di legge impedirebbe una reale concorrenza nel commercio. Osservo che a seconda delle ‘professioni’ il PD lombardo è favorevole o contrario a liberalizzare… La verità è che questo provvedimento è stato modificato ampiamente nel corso dei lavori della Commissione e ora è assolutamente in linea con la direttiva europea Bolkestein sui servizi”.
 
Il provvedimento in sintesi
Settore alimentare – Per l’avviamento di una nuova attività nel settore merceologico alimentare e di somministrazione di alimenti e bevande sarà necessario, fra gli altri requisiti previsti attualmente dalla legge, non solo l’iscrizione all’INPS per almeno due anni, ma anche la certificazione degli adempimenti contributivi minimi previsti da parte della previdenza sociale. A difesa dei consumatori italiani inoltre chi decide di avviare attività commerciali per la somministrazione di bevande e alimenti dovrà dimostrare di essere in grado di parlare e comprendere l’italiano. Tutte le informazioni commerciali, compresi i prezzi delle merci, dovranno essere rese anche in lingua italiana. Sono tuttavia consentiti termini stranieri che sono ormai di uso corrente nella lingua italiana ed il cui significato è comunemente noto.
Centri massaggi orientali – vengono assimilati alle attività dei tradizionali centri estetici e rendendo quindi la loro apertura subordinata al possesso di  requisiti professionali. Tale misura si rende necessaria per garantire ai clienti un grado di professionalità e igiene conforme agli standard minimi che crea disagi per i residenti, problematiche di ordine pubblico e di decoro e contribuisce al persistere di situazioni degradanti.
Commercio ambulante – Viene inserito l’obbligo di non avere sanzioni amministrative pecuniarie iscritte a titolo definitivo inevase nei confronti del comune concedente, per tutti coloro che chiederanno il rilascio o il rinnovo delle licenze. E’ inoltre prevista l’istituzione di un apposito registro regionale del commercio ambulante, a disposizione delle amministrazioni comunali, che consentirà una gestione più attenta sui rinnovi e le concessioni delle licenze.
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Redazione BsNews.it
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