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Per strada, pedoni contro pedoni, attenti allo schiacciasassi

di Lucia Marchesi – Parliamo di pedoni. Di nuovo. Questa volta però non in riferimento alle automobili. Questa volta facciamo “pedone vs pedone”. Sui marciapiedi. O, ancora meglio, nelle aree pedonali della nostra bella città.
Eh sì. Perché anche camminare per strada è un’arte. L’arte di farsi largo tra la folla. Di proseguire dritti per la propria strada, abbattendo qualunque ostacolo si presenti sul cammino.
Li avete mai notati? Sono i pedoni schiacciasassi. Quelli che proseguono dritti, senza rallentare. E, soprattutto, senza cambiare direzione di un millimetro.
Esempio. Avete presente la folla del sabato pomeriggio sul Corso? Le “vasche” lungo le vetrine dei negozi sono una tradizione consolidata, tutti i bresciani le fanno. A volte camminare lungo il Corso è difficile: ognuno ha un suo ritmo, c’è chi se la prende comoda e chi, come me, va sempre e comunque a passo spedito. È inevitabile dover fare un po’ di slalom tra chi cammina più lentamente e chi si ferma a chiacchierare o a guardare le vetrine.
Finché non arriva lui. Lo schiacciasassi. Quello che cammina a velocità supersonica, incurante di quello che gli sta intorno.
A Brescia ce ne sono tantissimi.
Sono quelli a cui si deve per forza fare largo, altrimenti ti vengono dritti addosso. L’idea di spostarsi di qualche centimetro non li sfiora nemmeno. Cedere il passo? Neanche per sogno.
Certezza assoluta di avere sempre e comunque la precedenza. Dote soprattutto delle più vecchie generazioni bresciane, si manifesta nei modi più strani.
Sotto i portici, per esempio. I portici di via X Giornate non sono larghissimi, è vero che di sabato bisogna un po’ farsi largo per passare. Però, con la mia solita, proverbiale, fortuna, il genio l’ho incontrato in un giorno feriale. A passeggio, tanto per cambiare, con il mio fido quadrupede, ero ferma davanti a una vetrina. Il mio cane seduto di fianco a me. Spazio totale occupato? Non molto. Lo spazio che possono occupare un essere umano in piedi con un beagle seduto, appoggiato contro la vetrina del negozio. Tutto il resto del portico vuoto. Libero. Completamente sgombro. Arriva il genio, che cammina a passo spedito, quasi strisciando contro le vetrine. Arrivato alla mia altezza si ferma. Guarda me. Poi guarda il cane. «Allora, mi fate passare o no?», chiede con il tono che si usa con i bambini.
E se fanno così quando il passaggio è largo, si scatenano quando lo spazio è un po’ più stretto.
A me è capitato via Corsica: cammino da piazza Repubblica verso la ferrovia, quindi con le auto che vengono dalla mia stessa direzione. Dal sottopassaggio spunta una signora un po’ su di età che inizia a fissarmi e, con la manina, mi fa segno di spostarmi vero l’esterno. Notare: tra me e lei ci saranno stati almeno venti metri di distanza.
Allora. Signore bresciane nostalgiche del galateo vecchio stile sempre e comunque. È vero che i giovani devono cedere il passo o il posto a sedere agli anziani, ma galateo e comportamento per strada non sono la stessa cosa.
Scusate se mi permetto. Ma ai miei tempi a scuola si faceva educazione stradale. E mi è stato insegnato che, soprattutto quando il marciapiede è stretto, sul lato esterno devono camminare i pedoni che vanno in senso contrario rispetto alla direzione delle auto. Perché? Perché vedono arrivare il pericolo, non perché contano di meno.
Attenzione però, perché anche gli “gnari” non scherzano per quanto riguarda il diritto di precedenza pedonale. Ma non da soli. In gruppo. L’altra sera, mentre tornavo dal lavoro, ho incontrato cinque ragazzi che camminavano compatti, occupando tutto il marciapiede. Ho tentato di appiattirmi contro il muro, ma non è servito. Uno di loro mi ha dato una spallata che quasi mi va fuori posto un osso. Figurati se si spostano! Dritti per la propria strada.
Come, appunto, degli schiacciasassi.
Allora, per piacere. Cedere il passo o spostarsi di qualche centimetro non vuol dire essere di serie B. Passare per primi abbattendo tutto e tutti non significa essere di serie A. È questione di buon senso. E di educazione. Salviamo almeno quella?

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Redazione BsNews.it

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