“L’educazione e la cura della prima infanzia (Early Childhood Education and Care – ECEC) è la base essenziale per il buon esito dell’apprendimento permanente, dell’integrazione sociale, dello sviluppo personale e della successiva occupabilità. … L’accesso universale a servizi inclusivi e di alta qualità rappresenta un vantaggio per tutti. … La prima infanzia è la fase in cui l’istruzione può ripercuotersi in modo più duraturo sullo sviluppo dei bambini e contribuire a invertire le condizioni di svantaggio. … L’ECEC si rivela dunque particolarmente vantaggiosa per i bambini socialmente disagiati e le relative famiglie, inclusi gli immigrati e le minoranze”. Così recita la Commissione europea nella Comunicazione del 17/02/2011 dal titolo: “Educazione e cura della prima infanzia: consentire a tutti i bambini di affacciarsi al mondo di domani nelle condizioni migliori” Una volta di più viene ribadito come i servizi educativi, ed in particolare quelli dell’infanzia siano uno delle modalità attraverso cui lo Stato può “rimuovere gli ostacoli” che impediscono l’uguaglianza dei cittadini così come indicato dall’articolo 3 della Costituzione Italiana. James Heckman (premio Nobel per le Scienze Economiche 2000) sostiene e dimostra che investire nell’infanzia porta ad un ritorno economico di almeno il 6% del Pil (sul lungo termine). Di fronte alla incomprensibile decisione dell’Amministrazione Comunale di Brescia di cancellare quattro sezioni di scuola dell’infanzia (Rebuffone, Caionvico, Gallo e Valotti) non già per mancanza di iscritti (visto che il taglio viene annunciato all’apertura e non alla chiusura delle iscrizioni)come donna, come cittadina, come consigliere provinciale del PD non posso non denunciare come sbagliata una scelta che scarica sui bambini e sulle famiglie il peso dei tagli. Posso capire che l’attuale momento di crisi economica richieda dei sacrifici, ma sono anche assolutamente convinta che i tagli debbano essere mirati, debbano essere volti a colpire gli spechi là dove essi si manifestano, debbano essere adottati a cominciare dal fondo della lista delle priorità. L’infanzia e il suo futuro sono una priorità importante così come lo sono la vita delle famiglie e l’occupazione delle donne (tanto più quando si chiede alle donne di lavorare fino a 65 anni!). E’ noto a tutti che l’esistenza di servizi dedicati all’infanzia favorisce l’occupazione femminile e quindi contribuisce a mettere in moto l’economia. L’austerità, la disciplina di bilancio e i “sacrifici” non ci permetteranno – da soli – di rilanciare l’economia e le conseguenze di una tale impostazione si abbatterebbero, ancora una volta, sui più deboli .In tempi di crisi per il “buon governo” della Città sarebbe anche necessario tenere presente i bisogni dei cittadini anche se piccoli, e quindi improntare a criteri di solidarietà le proprie azioni e tutelare sempre i diritti e il “preminente interesse” dei minori. Esprimo quindi la mia solidarietà alle famiglie ed alle cittadine che si sono attivate per il diritto all’istruzione e ad una scuola di qualità per i “piccoli – cittadini”.
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