Casa, emergenza sfratti. Presidi per bloccare gli ufficiali giudiziari
(d.b.) La chiamano morosità incolpevole. Persone che hanno perso il lavoro o sono finite in cassa integrazione e non riescono più a pagare l’affitto di casa. Una situazione che si sta moltiplicando a dismisura, con un’escalation preoccupante di sfratti. Nel 2011 ben duemila tra città e provincia, 600 nel solo capoluogo. Di fronte a quest’emergenza il comitato anti-sfratti dell’associazione Diritti per tutti prova a mettere un argine con presidi e picchetti. “Ma è come fermare una valanga con una staccionata” spiega Claudio Taccioli del comitato.
Stamane i volontari dell’associazione erano presenti in via Ducco, in città, e a Concesio, Lonato, Travagliato. In ognuno di questi posti c’era una famiglia in attesa dell’ufficiale giudiziario con il decreto di sfratto. “Il nostro obiettivo è rimandare lo sfratto, prendere tempo in modo che queste famiglie possano trovare un’altra casa prima di essere sbattuti in mezzo a una strada o che i comuni trovino loro una sistemazione in un alloggio popolare”. Spesso ci riescono. Anche stamattina hanno ottenuto la sospensione per tutti e cinque gli sfratti. In via Ducco Younes Khaizoui e Abdel Illa, entrambi di origine marocchina rispettivamente di 35 e 50 anni, sono riusciti a rimandare lo sfratto fino al 27 marzo prossimo, quando l’ufficiale giudiziario si ripresenterà alla loro porta per mettere i sigilli. A meno che nel frattempo non siano riusciti a trovare un lavoro, e magari anche una nuova sistemazione per se e le loro famiglie. “Sono qui da 25 anni – racconta Abdel – facevo il metalmeccanico a Mazzano. Poi ho perso il lavoro. Ho moglie e due figli piccoli. Ora non riesco più a pagare l’affitto. Ho chiesto una casa popolare ma sono in graduatoria e la procedura è lenta”. Anche Younes ha due bimbi piccoli, due gemelli di 11 mesi, ma è fiducioso che in questi due mesi possa cambiare qualcosa, "continuerò a cercare lavoro e proverò a chiedere aiuto al Comune, diversamente non saprei che altro fare per evitare che la mia famiglia finisca in mezzo ad una strada”.