“Non faccio politica per interesse personale, per aziende di famiglia, o per insabbiare giochini strani! Faccio politica perché amo la gente, mio padre mi ha insegnato, e mi insegna ancora, che bisogna aiutare giovani, anziani e persone in difficoltà, e la politica è lo strumento di eccellenza per poter realizzare questa missione.
Se fossi stato un giornalista, quanta gente avrei potuto rovinare, tralasciando “le verità” ma raccontando ipotesi e fantasie, proprio come il “giornalista” di Repubblica”.
Con queste parole il consigliere regionale della Lega Nord Renzo Bossi ha voluto rispondere alle “diffamazioni” apparse oggi sulle pagine di Repubblica.
Continua Renzo Bossi: “Voglio rispondere a questo articolo nel quale sono state scritte molte parole basate su invenzioni giornalistiche o forse confezionate ad hoc in un “dossier” scritto e consegnato alla stampa.
Parole giustificate dietro ad alcune frasi che lasciano il tempo che trovano, tipo “non è formalmente indagato, ma l’inchiesta lo riguarda”.
Bossi conferma che le voci della “misteriosa” inchiesta della procura gli erano già arrivate da tempo. “Sapevo sarebbe uscita questa “notizia” perché era stata anticipata a me, papà e all’ex ministro Calderoli poco prima della prima seduta del Parlamento della Padania”.
E Renzo Bossi prosegue: “Conosco Monica Rizzi da 20 anni e durante la campagna elettorale delle regionali 2010 è stata la persona che mi ha seguito passo per passo, ospitandomi presso la sua abitazione per motivi organizzativi. Ma il mio “quartier generale”, se così si può chiamare, era in via Fura a Brescia e non a Roè Volciano, a casa dell’assessore”.
Del presunto coinvolgimento in società con Alessandro Uggeri il consigliere leghista dichiara “sono vere e proprie calunnie”, come del resto “feste in locali e festini privati dove sarei stato presente”.
“Per il colpo di pistola, se fosse stato vero credo proprio che i carabinieri avrebbero aperto un’indagine, vista la presunta presenza della guardia forestale”.
Un dubbio a dire il vero mi è sorto: non è che il “giornalista” di Repubblica abbia voluto usare documenti dei Carabinieri di Breno, presso i quali sono stato testimone di un inseguimento di un pirata della strada, per inventare una notizia?”.
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