Bambini: delizia per le mamme, croce per molti altri
di Lucia Marchesi – Parliamo di bambini. Delizia dei genitori e croce di molti altri. Negli ultimi anni si è molto diffusa una nuova filosofia educativa, secondo la quale oggi i bambini “devono essere lasciati liberi di esprimersi”. Ma cosa significa in concreto? Significa che il pargolo può fare tutto quello che gli passa per la testa e che comportamenti che alla mia generazione costavano sonori schiaffoni provocano al massimo un sorrisino compiaciuto da parte del genitore.
Proviamo per un momento, mentre camminiamo per le strade della nostra bella Brescia, a guardarci un po’ intorno. Qual è la percentuale dei bambini che passeggiano tenuti per mano da un responsabile adulto? Sembrerebbe piuttosto bassina; tanto che se andiamo a fare le “vasche” in Corso Palestro il sabato pomeriggio, non è raro sentire madri che strillano i nomi dei figli che, di solito, si trovano a circa un chilometro di distanza. Ma non sarebbe più semplice tenerli per mano, invece di perforare i timpani dei malcapitati passanti?
Continuiamo la passeggiata del sabato e sediamoci in un bar. In poco tempo, giungiamo a una elementare conclusione: un bambino che viene trascinato a bere l’aperitivo con gli amici dei genitori dopo mezz’ora si stufa da morire. E scatta la vendetta: urla, strepiti e capricci; fino a quando l’adulto, esasperato, sbotta con la fatidica frase «Vai a farti un giro», che parafrasata significa «Vai a rompere le scatole a tutti gli altri avventori, ma non romperle a me». Gioia e gaudio di tutti gli altri clienti, che si troveranno una furia scatenata che corre tra i tavoli, dando gomitate e rovesciando pirli e che se tenteranno timidamente di protestare verranno etichettati come persone orribili, che “maltrattano i bambini”. Perché guai a fare un’osservazione! Nessuno deve permettersi di tarpare le ali alle speranze del futuro. I genitori sono sempre e comunque orgogliosi dell’operato dei loro delfini, tanto che, un bel giorno, entrando in ufficio, una tua collega ti racconterà orgogliosa di come la figlioletta di due anni, la sera prima, abbia attentato alla vita di un povero ragazzo che serviva le pizze, facendolo cadere con tanto di piatti bollenti, all’interno del ristorante dove la piccina era stata tranquillamente sguinzagliata, mentre i genitori si godevano la meritata cena fuori.
Quindi, appello ai moderni genitori: prima di portare i figli al bar o al ristorante, assicuratevi che siano in grado di sopportare l’eventuale attesa, senza rendere impossibile la vita ai presenti. Altrimenti, aspettate qualche anno. Grazie.
Ma non è finita. Andiamo avanti e diamo un’occhiata fuori dalle scuole. Parlo della scuola materna, ah no! scusate “scuola dell’infanzia” e della scuola elementare, ops! “primaria”.
C’è un motivo scientifico per cui le nuove generazioni debbano essere accompagnate in auto praticamente fino al proprio banco? Ma noi che andavamo alla scuola di quartiere per mano a mamma o a papà siamo venuti proprio così male? Scusate, ma non riesco a farmene una ragione! Possibile che chi abita nei pressi di una scuola non possa utilizzare il proprio passo carrabile negli orari di inizio e fine delle lezioni? Vogliamo parlare di cosa diventano Via Cattaneo e Via Trieste quando i bambini escono dall’Arici? Perché poi, diciamocelo, mica si tratta di piccole utilitarie. Eh no! Vogliamo accompagnare il nostro erede a scuola senza un Suv lungo otto metri e largo quattro? Ma ci mancherebbe altro! Il piccolo che esce esausto da un’aula di terza elementare non merita forse un’auto dotata di tutti i comfort? E mi raccomando, a bordo il lettore blu-ray! Per evitare che magari, guardando fuori dal finestrino, veda per un attimo il mondo reale.