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Il centralino per prenotare una visita passa in Sicilia. Costi raddoppiati e un’odissea per i cittadini

Prenotare una visita ambulatoriale può riservare brutte sorprese. Soprattutto se il centralino che risponde non è vicino, casa, ma in Sicilia. Con costi più che raddoppiati. E’ quanto denuncia in una nota il Pd di Ceto, Cimbergo e Paspardo. Ecco il testo completo del comunicato:

“Da ormai due mesi, sommessamente, il Centro Unico di Prenotazione dell’Asl di Vallecamonica-Sebino è in “attesa”. Come le telefonate che i cittadini fanno per i servizi forniti dall’ASL di Vallecamonica-Sebino. Ma cosa accade da 2 mesi a questa parte?

Chiamando i numeri del CUP aziendale (0364.439501 per chi chiama da cellulare o al numero verde 800270662) per l’attivazione dei servizi principali (prime visite e visite in regime di Servizio Nazionale Sanitario) non rispondono più le operatrici del CUP di Ceto, ma il centralino del Call Center Regionale operante da Paternò in Sicilia. 

Differenze: con Ceto è (era!) sufficiente un passaggio per parlare con un operatrice e ottenere il servizio, con Paternò i passaggi sono 4, le alternative 14 e il risultato incerto (si rechi allo sportello ASL! Dicono non di rado). Lo sventurato utente che chiama, prima di giungere ai servizi per la Valle Camonica, deve risolvere questi 3 passaggi obbligatori:

1° Passaggio:

Digitare: 1 Milano Città; 2 provincia di Milano o altre province (selezioniamo il 2!)

2° Passaggio:

Digitare: 1 Garbagnate, Legnano, Monza, Melegnano, Desio ,Vimercate; 2 altre province

lombarde; 3 altre strutture sanitarie Milano città (selezioniamo ancora il 2!)

3° Passaggio:

Digitare: 0 Bergamo; 1 Brescia; 2 Como; 3 Cremona; 4 Lecco; 5 Lodi; 6 Mantova; 7 Pavia; 8

Sondrio; 9 Varese (questa volta selezioniamo 1!)

 

Tutto questo per sentirci chiedere, dall’operatore finalmente raggiunto (4° passaggio), su quale provincia lombarda intendiamo richiedere il servizio, poi resta da spiegare all’operatore che noi non abitiamo vicino a Brescia, ma in Valle Camonica dove competente per territorio non è l’ASL di Brescia ma quella di Vallecamonica-Sebino, altro che vedersi sciorinare le alternative sugli ambulatori più vicini a casa come accadeva col “nostro” CUP!!!

 

Potrebbe essere accettabile tutto questo se il servizio di Paternò costasse molto meno di quello di Ceto? Crediamo di no, poi i documenti ufficiali dicono chiaramente che è vero il contrario (COSTI PIU’ CHE DOPPI!!!). Quindi questo dubbio non c’è. Non abbiamo un miglior servizio e nemmeno un risparmio.

 

Il CUP aziendale è gestito da dicembre 2006 dalla Cooperativa Sociale CSC di Ceto. Siamo preoccupati per le sorti del CUP Camuno vista l’aleggiante possibilità di dismissione del servizio in favore di un centro unico per tutta la regione(9 milioni di abitanti!) e considerata la delibera della Giunta Regionale n. 2405 del 26/10/2011 “Nuove determinazioni in merito all’evoluzione del Call Center Regionale di prenotazione delle prestazioni sanitarie”.

 

Ci chiediamo:

 

1. E’ questo il modo di valorizzare chi con competenza e alta professionalità ha creato questa nicchia occupazionale degna del terzo millennio? Non andrebbero valorizzati percorsi come questo per spronare ed invogliare i giovani ad intraprendere anche in questi settori nella nostra Valle?

2. Possiamo permetterci di perdere posti di lavoro (che oltretutto coinvolgono soggetti emarginati) in Valle Camonica in questo periodo di crisi?

3. Perché dobbiamo avere contemporaneamente in essere 2 realtà che attuano medesimi servizi pagando 2 volte?

4. Perché scegliere un servizio che costa di più ed è di qualità inferiore?

 

 

Facciamo queste domande agli enti competenti: Regione Lombardia ed ASL di Vallecamonica-Sebino oltreché ai partiti che tirano le fila di questi enti, Popolo delle Libertà e soprattutto Lega Nord che in Valle Camonica dispone di autorevoli esponenti.

 

La Valle Camonica, terra di Resistenza e di Libertà, deve piegarsi ai “giochi politici” che fanno capo ai fratelli La Russa (Romano Maria assessore regionale in Lombardia e Ignazio BENITO Maria già ministro della nostra Repubblica) nati a Paternò in Sicilia ed ora padroni spadroneggianti a “casa nostra”?

 

Chiediamo ai nostri DEMOCRATICI presenti nelle istituzioni di farsi carico del problema con delle apposite interrogazioni in Comune, in Comunità Montana, in Provincia, in Regione, ad ogni livello!

Chiediamo invece agli amici della Lega se non è ancora giunta l’ora per loro della serietà e della coerenza.

Forse questa partita non è ancora chiusa. Bisogna però, una volta tanto, rimboccarsi le maniche. O abbiamo deciso che Paternò è la soluzione migliore raddoppiando i costi e lasciando 10 donne senza lavoro?  

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Redazione BsNews.it

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