«Casa per abitare, territorio per vivere. La crisi dell’edilizia, nuove domande sociali»: è il convegno che si terrà lunedì 14 novembre nel Ridotto della Camera di Commercio di via Einaudi 23 a Brescia a partire dalle 9.30 per iniziativa della Camera del Lavoro di Brescia, la Fillea Cgil e il Sunia.
Il dibattito, coordinato dalla giornalista Nunzia Vallini, dopo l’introduzione di Silvia Spera della segreteria Cgil Brescia, prevede gli interventi del segretario del Sunia Adriano Papa, del sindaco di Brescia Adriano Paroli, del segretario generale della Fillea Cgil Brescia Renzo Bortolini e del presidente del Collegio costruttori di Brescia Giuliano Campana.
In questi mesi i Comuni della nostra provincia sono impegnati nella discussione e approvazione dei piani di governo del territorio ma l’amministrazione urbanistica non si esaurisce nella più o meno efficace produzione di Pgt, ma diventa (o dovrebbe diventare) il terreno per ragionare e promuovere una nuova politica dell’abitare. Il convegno nasce da qui, dall’idea che i Pgt non debbano rispondere ai «bisogni» politici e immobiliari del momento ma debbano invece rispondere ai bisogni dei territori e di chi li abita.
Le questioni da affrontare e tenere insieme sono molte: la tutela del territorio e il contrasto alla cementificazione selvaggia (di cui i disastri di questi giorni ne sono drammatica dimostrazione), la domanda abitativa profondamente trasformata anche dalla crisi economica, la necessità di valorizzare il patrimonio edilizio esistente, il problema del costo di costruzione degli edifici che deve coniugarsi con la necessità di avere abitazioni più efficienti sul piano energetico e della sostenibilità ambientale, le decine di migliaia di case vuote e invendute, il problema di appalti al massimo ribasso che degradano da un lato la qualità dell’offerta e dall’altro le condizioni di lavoro.
A Brescia, fino al 2008, gli sfratti per morosità incolpevole non esistevano,da tre anni sono divenuti il 95% del totale degli sfratti emessi dal Tribunale: per la città capoluogo significa circa 500 sfratti all’anno dal 2008; per il resto della provincia da 1000 a 1500 sfratti.
La profonda crisi economico finanziaria in atto sta peraltro mettendo a nudo in modo chiaro non solo i problemi contingenti, ma anche i nodi strutturali mai affrontati del nostro tessuto economico, di cui il settore edilizio è tra i più esposti con conseguenze drammatiche sul piano sociale, in tre anni si è verificato un calo degli occupati di circa il 30% e il sistema degli ammortizzatori sociali offriva (e purtroppo offre) coperture minori rispetto ai lavoratori di altri settori.
Quella che si impone oggi è quindi una vera e propria operazione di programmazione, di regia e di integrazione tra domanda e offerta senza mai dimenticare la visione generale di una città che accoglie l’insieme dei suoi cittadini attuali e futuri.
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