Brescia e la sfida di fare i piccoli editori. Da soli

Brescia ha una tradizione fortissima che la lega all’editoria, a cominciare dagli stampatori attivi a partire dal ‘400 (Bonini e Britannico in primis), fino ad arrivare alle attività più recenti, spesso frutto di quella passione e di quell’ingegno tipicamente bresciano che portano ad un continuo fiorire di piccole case editrici, in molti casi vere e propri attività imprenditoriali, in altri più una passione che si affianca alla no9rmale attività lavorativa. Giusto per dare una misura a quanto si tratti di una realtà forte e presente, il presidente della Confartigianato di Brescia, Eugenio Massetti, è titolare di una piccola casa editrice. Eppure, anche se il settore si mostra vivace, con continui nuovi protagonisti che si affacciano sul mercato (e altri, va detto, che cedono il passo, schiacciati forse da una passione troppo grande e da margini spesso decisamente esili), le manifestazioni, le occasioni di scambio e di cultura dedicate all’editoria sono davvero poche, sia guardando al recente passato che al presente. Vanno sicuramente citati il “Festival del Giallo” e la “Fiera del Libro”, che hanno trovato sede naturale nel Capoluogo, ma anche altre iniziative come la “Rassegna della Microeditoria” di Chiari, dedicata ai piccoli editori, che quest’anno, dall’11 al 13 novembre, rimarca la tradizione bresciana e il legame tra cultura ed editoria con un omaggio a Mino Martinazzoli. Proprio il riferimento al politico può far riflettere sull’attenzione che viene data a cultura e libri in particolare. Martinazzoli, autore tra l’altro di un interessante commento alla Storia della Colonna Infame di Manzoni, era un uomo di lettere, un amante della letteratura. La amava e la rispettava. Non mi addentro nelle passioni letterarie di politici e governanti odierni, certo è però che per sacrosante esigenze di bilancio il settore della cultura e quello dell’editoria in particolare hanno subito alcuni ridimensionamenti. A livello nazionale un colpo molto pesante è stata, l’anno scorso, la soppressione della tariffa agevolata postale per la spedizione di prodotti editoriali. Detto in soldini, se prima spedire un libro poteva costare un euro, con al soppressione di tali tariffe si arrivava quasi ai sette euro. Con grossissimi problemi sia per chi inviava riviste in abbonamento che per gli editori, sopratutto i piccoli, che faticando ad avere accesso alla grande rete di distribuzione (ma questa è un’altra storia) vendono testi via internet e poi li spediscono, senza però poter far gravare la maggiorazione del costo sull’acquirente. Se a livello nazionale i problemi sono anche questi, a livello locale ci si trova davanti ad amministrazioni che, a causa dei tagli imposti dall’altro, hanno ben poco da investire in cultura e in un settore come quello dell’editoria che si rivela quasi “settoriale”. Così se per esempio il piccolo comune di Chiari ha con fatica confermato il contributo alla manifestazione della Microeditoria, le prospettive per il futuro, con tagli sempre più forti agli enti locali, non fanno ben sperare. Dall’altro lato la crisi non aiuta nemmeno quando ci si deve rivolgere ai privati, per sopperire alle difficoltà del pubblico. Nel pubblico i soldi non ci sono, e questo è un dato di fatto. Si potrebbe discutere a lungo sulle motivazioni dello stato attuale, ma non è questo il momento né la sede. Nel privato i soldi, adesso, non ci sono. Tocca ancora agli editori, che di fatto sono piccoli imprenditori e che hanno bisogno come il pane di manifestazioni che siano vetrine per i loro prodotti, inventarsi un’idea, un nuovo modo di promuoversi o di organizzare il prodotto. E in questo spero che l’inventiva bresciana sia un punto a favore.

* Presidente associazione culturale L’Impronta 

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Redazione BsNews.it

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