Servizio civile negato a una studentessa albanese, in Italia da 15 anni. Ricorso della Cgil

L’Associazione Studi Giuridici sull’immigrazione e la Fondazione Guido Piccini per i diritti dell’Uomo, con il sostegno della Camera del Lavoro di Brescia, hanno depositato al   tribunale di Brescia un ricorso a sostegno della richiesta di una giovane studentessa albanese iscritta alla facoltà di Giurisprudenza che, pur essendo residente in Italia da oltre 10 anni, non può svolgere il servizio civile volontario essendo priva della cittadinanza italiana.

 

È la prima volta che un giovane straniero agisce non tanto per rivendicare una prestazione o un servizio, ma per poter adempiere un diritto/dovere, quello di "difendere la patria" intesa come collettività di persone che vivono stabilmente su un territorio e che sono legate tutte, senza distinzioni di cittadinanza formale, da un unico vincolo di solidarietà. Attualmente l’art. 3 dlgs 77/02 prevede che ai bandi per essere ammessi al servizio civile (cui accederanno quest’anno 10.000 giovani, ma il mondo del volontariato richiede da tempo un ampliamento del numero di ammessi) possano partecipare i "cittadini italiani", ma le organizzazioni ricorrenti ritengono che detta previsione debba essere interpretata alla luce del generale principio di parità fissato dall’art. 2 del Testo Unico sull’immigrazione e ribadito con forza da recenti sentenze della Corte Costituzionale; ritengono pertanto che già allo stato degli atti il Giudice possa sancire l’obbligo per il Dipartimento del servizio civile di riaprire il bando (che si è chiuso venerdì scorso) agli stranieri, o quantomeno ai comunitari. In subordine chiedono che il Giudice rimetta la questione alla Corte Costituzionale affinché venga valutato in quella sede il contrasto tra detta esclusione e gli articoli 2 e 3 della Costituzione.

 

 

Certo è che, attualmente, il servizio civile rappresenta per molti giovani una occasione importantissima di crescita umana e professionale e di partecipazione alla vita collettiva, sicché l’esclusione da esso di giovani che sono nati sul nostro territorio o che vi vivono da molti anni rappresenta una evidente irragionevolezza e un ulteriore inutile ostacolo all’integrazione. L’azione legale intende anche richiamare l’attenzione sul fatto che molti dei giovani interessati a questa rivendicazione sono "stranieri" solo a causa di una legge sulla cittadinanza ingiusta e antiquata e si collega quindi alla campagna "Italia sono anch’io" (alla quale Asgi, Fondazione Piccini e Cgil hanno aderito) per una proposta di legge di iniziativa popolare in tema di cittadinanza. Analogo ricorso è stato presentato a Milano da un giovane pakistano con il sostegno di Asgi, Avvocati per Niente, Cgil e Cisl di Milano. 

 

 

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Redazione BsNews.it

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