di Esterino Bennati – Via Cremona è una delle poche vie della città dove è ancora possibile passeggiare su marciapiedi spaziosi per centinaia di metri lasciandosi alle spalle negozi di ogni genere. La chiesa di Santa Maria della Vittoria è il cuore di una zona avara di parcheggi, ricca di traffico, spruzzata di chiazze verdi e arricchita di poesia dalla linea ferroviaria per Parma. Il segnale acustico che annuncia il passaggio del treno a intervalli di tempo più o meno regolari è l’unica variabile in grado di rallentare i ritmi assai frenetici che scandiscono il tempo in questo lungo rettilineo che collega Via Volta e via Zima. Quei binari costituiscono una sorta di equatore della via. Nella parte meridionale la gente cammina più lentamente e gli anziani sostano a chiacchierare sulle panchine dei giardini che costeggiano il quartiere Leonessa. I temi sono i soliti: qualche accenno ad una primavera bizzosa, agli acciacchi tipici dell’età e ad una pensione risicata. Se la passano meglio i fidanzatini che amoreggiano alla fermata dell’autobus. Avvicinandosi al centro si entra nella parte più viva della via. Quella settentrionale è rinata sotto tutti i punti di vista dopo il ripristino del doppio senso di marcia. Il senso unico, infatti, imbrigliava le auto di passaggio, rendendo difficili gli spostamenti dei residenti e il lavoro delle attività commerciali. Dal punto di vista umano la zona è variopinta nelle etnie e nei ceti sociali. La tavolozza antropologica è ricchissima, con persone provenienti da tutti i continenti, residenze popolari e appartamenti d’élite. Stesso discorso per le attività commerciali, che offrono prodotti per tutti i gusti e tutte le tasche, con nicchie uniche nel loro genere, come il negozio di dischi e quello specializzato nella vendita di caffè. Le voci della zona dicono che è ancora presto per parlare di integrazione, anche se spesso le esperienze personali non sono portatrici della realtà dei fatti. I più storcono il naso. C’è chi a volte ha buone ragioni per etichettare come maleducati i nuovi arrivati e chi ha paura ad andare in giro quando fa buio, ma anche chi vive serenamente. Intanto Mustafa – commerciante turco – spiega così le incomprensioni della nostra epoca: “Tante mentalità diverse. Ci vuole tempo”. Ha ragione lui, che elogia senza indugi la democrazia italiana e la libertà che vi si respira. Chissà a quanti italiani avrà potuto dirlo. Nel suo sorriso sincero, in attesa di tempi migliori, sboccia un raggio di speranza da donare anche ai più scettici.
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