di Bruno Forza – Da John Lennon ai poeti, da padre Marcolini a John Fitzgerald Kennedy. Passeggiando tra Violino e Badia ci si può imbattere nel ricordo di figure uniche nel loro genere, portatrici di note, strofe, croci e parole che si mescolano all’interno di uno spartito che lega in un unico pentagramma questi quartieri gemelli dell’ovest bresciano, paesi in miniatura che rispettano, in tutto e per tutto, la loro essenza di villaggi dettando i tempi di una modernità che qui va un po’ più lenta, forse troppo a detta di residenti, commercianti e soprattutto giovani. Vivere una giornata da queste parti, tuttavia, fa provare invidia per gli abitanti della zona, così ricchi di spazi verdi e di chilometri quadrati di azzurro ancora visibili grazie alla larga diffusione dell’edilizia marcoliniana, che non osa sfidare il cielo. Le biciclette e le scarpe da ginnastica, in questo pezzo di Brescia, tengono testa ai motori e sono i mezzi preferiti da chi si aggira tra vie e traverse per fare due compere e raggiungere gli amici al bar o all’oratorio, un luogo che continua a costituire la vera e propria piazza del villaggio: un approdo dove trascorrere il proprio tempo libero, fare sport e sfruttare importanti occasioni di crescita. È qui che la tranquillità dei gemelli dell’Ovest trova interessanti note di colore capaci di spezzare quella che per la maggior parte dei residenti è una calma piatta su cui le istituzioni dovrebbero intervenire venendo incontro soprattutto alle necessità degli under 25. Violino e Badia, comunque, sono esempi da seguire, anche se nello spartito esistono note stonate da riscrivere, prime fra tutte quelle riguardanti la sicurezza (troppi furti) e l’inquinamento dei corsi d’acqua su cui si allungano le ombre dell’inciviltà dei singoli. Recentemente il Comune ha deciso di limitare l’accesso al Parco dei Poeti con reti di cinta e restrittivi orari di chiusura. L’obiettivo? Garantire maggior quiete e spegnere il fuoco del vandalismo. Chi vive in zona scuote il capo perché gli altri parchi restano comunque accessibili a tutte le ore e le nuove strutture in ferro e plastica non hanno fatto altro che da paravento ai delinquenti che si divertono a imbrattare e spaccare muri. Qualcuno reclama i tanto annunciati poliziotti di quartiere o le telecamere. Altri auspicano quella collaborazione tra cittadini vista come panacea di ogni male dagli ottimisti e come mera utopia dai pessimisti. Sicurezza sì, insomma, ma senza alzare barriere nelle terre di chi vive con i poster di Padre Marcolini, Lennon e Kennedy in camera.
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