Tra urbanizzazione e melting pot ( Ospitaletto )
di Alessandra Tonizzo – Ùspedalèt, “luogo ospitale”. Ci arriviamo la mattina presto, quando il gelo avvolge tutto e d’ospitale restano le tazze di tè bollente servite ai banconi dei bar. Questo paese è una vetrina che si snoda su una via principale che omaggia la città, dalla quale dista solo una decina di chilometri, proseguendo ad ovest. Il comune, nel giro di 7-8 anni, è passato da 9 mila a 14 mila abitanti. Parte del territorio d’Ospitaletto è compreso nei limiti storici della Franciacorta, il cui confine sud, corrispondente alla SS 11, taglia a metà il paese. Lo attraversiamo in auto, seguendo il traffico lento ma scorrevole; a lato della strada resistono vecchi muri di cinta che, come bocche sdentate, sorridono al paesaggio che cambia, al futuro, ai terreni coltivati gradualmente rimpiazzati da abitazioni e grandi fabbriche. Nemmeno il Seriola gorgheggia, oggi, fa troppo freddo. Così l’ingresso nel centro del paese ha un che di surreale, avvolto nel silenzio, lo scricchiolio dei passi sul marciapiedi brinato. Un anziano ci affianca in bicicletta, il naso arrossato e la pedalata stanca, facendosi largo sbuffando flebili “cum permèès”. Gli lasciamo strada, ci guardiamo intorno, incrociando gli occhi di due donne minute, forse madre e figlia, che ricordano nei tratti il sole dell’America latina: avvolte in sciarpe color zafferano, salutano zelanti e proseguono svelte. Passiamo davanti ad un’edicola, cui l’inverno ha sbiadito l’insegna. Ci ricordiamo che sui giornali, poco fa, si parlava della spada di Damocle della discarica Bosco Stella, la cui ombra torna ad allungarsi sulla Franciacorta occidentale. Qui la gente non ci pensa, non ne parla, ancorata a ciò che ha sott’occhi giorno dopo giorno: la convivenza con gli stranieri, tutta da costruire, e la terra che se ne va, erosa dall’abitato. Allora risaliamo in auto, andiamo a vedere queste case, i focolari d’Ospitaletto. Accanto alle classiche dimore bresciane d’un tempo, con qualche intarsio ligneo, il cortiletto con l’orticello, inchinate sulla propria terra, svettano piccoli condomini, palazzine nuove, segno dello sviluppo verticale di un territorio in crescita, ancora non omogeneo.