Dallera (Aib): “Subito una nuova manovra per lo sviluppo o il governo se ne vada”

di Davide Bacca – L’Italia non è la Grecia o l’Argentina, ma si muove comunque sull’orlo di un baratro. Se non vuole rischiare il default deve subito mettere in campo una nuova manovra finanziaria che si occupi davvero di crescita economica e riduzione del debito. Per farlo serve un governo con una leadership forte, che sappia prendere decisioni impopolari – come l’innalzamento dell’età pensionabile. Se questo governo è in grado, lo faccia subito, perché il tempo a disposizione è agli sgoccioli. Altrimenti si faccia da parte e – per il bene del Paese – lasci che sia qualcun altro, magari una “squadra” di tecnici, ad occuparsi di rimettere a posto i conti.

Giancarlo Dallera sviluppa questo ragionamento in una lunga chiacchierata con la stampa locale. Il presidente di Aib ha deciso di dire la sua sulla manovra dopo settimane di preoccupata attesa durante le quali a Roma venivano sfornate versioni sempre diverse della nuova finanziaria. Oggi, “a bocce ferme”, la preoccupazione resta alta. La manovra correttiva non è ancora stata approvata, eppure per il numero uno degli industriali bresciani serve già una finanziaria ter. Quella che goffamente si è andata a comporre in queste settimane è infatti una manovra “depressiva” spiega Dallera citando Emma Marcegaglia. Una manovra “assolutamente negativa in quanto insufficiente”, fatta “per i due terzi di nuove tasse e solo per il 35% di tagli” e incapace di avviare le riforme strutturali di cui il nostro Paese ha urgente bisogno.

Quel che servirebbe, spiega Dallera nella sua analisi tutta “politica”, è un governo credibile e autorevole che decida senza troppe preoccupazioni elettorali. “Dobbiamo essere più teutonici e meno bizantini: basta mediazioni infinite, servono decisioni impopolari che possano risanare i conti del Paese”. Il ragionamento, per certi versi, è semplice: il riequilibrio dei conti deve associarsi a una politica per il rilancio dell’economia. Ma, per la crescita, nella manovra finanziaria non si è fatto nulla. Eppure senza crescita il debito è destinato a salire e i conti dello Stato a peggiorare . “Se non facciamo ripartire subito la nostra economia, ci troveremo in grossi guai. Ecco perché questo governo, se è in grado, dovrebbe fare un’ulteriore manovra dedicata allo sviluppo. Altrimenti si faccia da parte e faccia governare qualcun altro. Di certo non possiamo continuare a vivacchiare con questo bizantinismo. Abbiamo bisogno di soluzioni coraggiose e urgenti”. Un’evocazione di Montezemolo e di un governo tecnico? Non necessariamente, spiega Dallera; il premier può essere anche un politico, ma serve “una squadra che prenda le decisioni”.

Sul tavolo Dallera mette subito due proposte: disinvestire gran parte del patrimonio dello Stato per ridurre il debito pubblico italiano (senza alleggerire questa zavorra l’Italia rischia infatti di affondare); innalzare l’età pensionabile, così come si sta facendo in tutta Europa (“anche se qualche categoria potrà protestare”) e ridurre la spesa della macchina statale (“Sprechi ce ne sono tanti, come oramai leggiamo tutti i giorni”). Messe in cantiere queste due priorità (dismissioni e riduzione dei costi), Dallera non si tira indietro nemmeno sul tema patrimoniale: “In una situazione talmente grave” spiega “se ci fosse una manovra che va nella direzione della ripresa economica, anche il mondo dell’impresa non sarebbe contrario a qualche forma di patrimoniale che faccia pagare di più a chi ha di più. L’importanza è che non siano soldi sprecati, ma che siano canalizzati alla ripresa economica”.

Il punto è – come detto – tutto politico: questo governo è in grado di mettere in campo queste misure? Ha la “credibilità”, parola pronunciata più volte da Dallera, per fare scelte impopolari senza essere ostaggio dei “no” delle varie categorie (e dei vari partiti)? Il presidente sembra scettico ma non chiude la porta a quest’eventualità. L’importante è agire in fretta e “decidere”. Certo è che se non dovesse accadere nulla e la “finanziaria ter” non dovesse arrivare, sarebbero i mercati (e forse la Bce) a farsi sentire. “Ci vuole qualcuno che prenda le decisioni. Se non lo fa questo governo che lo faccia qualcun altro” ripete il presidente ricordando le “promesse non mantenute” e gli annunci di questi anni durante i quali, però, “non è cambiato nulla”. Insomma, senza nuove misure per la crescita “il governo dovrebbe fare un passo indietro”. Se poi non lo facesse e continuasse ad arroccarsi attorno alla sua maggioranza parlamentare, “c’è il rischio che intervengano altri fattori a fare precipitare la situazione”. Vale a dire i mercati. La solidità industriale italiana – ad iniziare dal tessuto produttivo manifatturiero – dovrebbe tenerci al riparo da situazioni come la Grecia o l’Argentina. Ma l’immagine del Titanic con i musicisti che continuano a suonare non è poi così lontana dalla realtà.

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Redazione BsNews.it
Tags: davide bacca

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