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A2A, in tre anni il titolo è passato da 3 euro a 90 centesimi. Per la Loggia non è il momento di vendere

(a.t.) I fautori della svendita totale, in Loggia, sono sostanzialmente scomparsi. Ma continua, almeno a livello informale, il dibattito sull’ipotesi di mettere sul mercato – in accordo con Milano – almeno le quote “d’avanzo” di A2A. Cioé quel 5 per cento in più che i Comuni hanno in portafoglio rispetto alla quota minima necessaria per detenere la maggioranza delle azioni della società (il Comune di Brescia ha il 27,4 per cento, il Comune di Milano il 27,6 per cento). Un’ipotesi che permetterebbe di incassare qualche decina di milioni di euro senza troppo impegno. Ma che lascia freddo il sindaco Adriano Paroli e ancor più il suo vice Fabio Rolfi, fermo nell’intenzione di non far arretrare ulteriormente il peso del pubblico dell’azienda. Dunque, realisticamente, la vendita potrebbe trovare corpo solo nell’ipotesi in cui fosse il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, alle prese con un bilancio ben più complicato di quello della Loggia, a sollecitarla.

Ma dietro questi ragionamenti – in attesa che si chiariscano i provvedimenti anti-crisi del governo, ci sono anche altre questioni. Innanzitutto la partita di Edison, che in qualsiasi caso avrà effetti significativi sul futuro dell’azienda. La scadenza del 15 settembre si avvicina a grandi passi, la trattativa con i francesi prosegue e il governo – che aveva promesso di interessarsi attivamente alla trattativa con i francesi di Edf – è oggi occupato in ben altre questioni. Impensabile, per la Loggia, prendere decisioni come quella di vendere azioni prima che questa situazione sia chiarita. Di fondo resta poi il nodo del valore delle azioni di A2A. Il 2 gennaio del 2008 il titolo dell’azienda chiuse la prima giornata di Borsa a 3,07 euro. Mentre ieri sera valeva soltanto 90 centesimi di euro. Cioè molto meno di un terzo. Un vero tracollo. E di questo qualsiasi persona assennata – anche se spuntasse condizioni migliori rispetto a quelle di mercato – non potrebbe non tenere conto prima di vendere. A meno che abbia la forte paura che il titolo sia destinato a crollare ancora più in basso.

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Redazione BsNews.it

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