Effetti collaterali: addio a parte del vigneto della Pusterla? Sel promette battaglia

Perché quel vigneto è tanto importante? Vi si coltivava uva già nel 1401, esiste un documento che lo prova, ma già ai tempi dell’impero romano pare che la zona sia stata coltivata a vite. E’ uno dei pochissimi vigneti "in urbe" al mondo, quasi certamente il più grande con i suoi 4 ettari di vite. Se il progetto di costruzione del parcheggio sotto il castello dovesse andare in porto dovremo dire addio a tutto questo, o a gran parte di ciò. E’ il timore espresso da Sinistra e Libertà (leggi qui la notizia sul sito), che dopo aver visionato i piani presentati dalla maggioranza si è resa conto che ben un quarto del vitigno della Pusterla, la parte più antica, sarà raso al suolo per effettuare uno sbancamento, per il deposito dei mezzi e del materiale di scavo, per ricavarne una strada per il passaggio dei camion impegnati nei lavori.

L’assessore Labolani smentisce le accuse, ma Mirko Lombardi di Sel afferma che si tratta di un vero e proprio scempio, e dichiara di avere l’appoggio di Legambiente e Slow Food, che già dalla prossima settimana si muoveranno per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica.

Ecco alcune note sul vitigno capretti del Ronco della Pusterla, dal sito Wine Report:

A ridosso del castello di Brescia, un imponente maniero che domina la città e il lato nord-est, nel declivio tra il bastione della Pusterla e il torrione fatto costruire dai francesi, si cominciò la coltivazione della vite in tempi remoti. Il vigneto è stato denominato nei secoli: il Vigneto della Pusterla. Il vigneto è ancora di proprietà della famiglia Capretti che lo ha condotto producendone uva da tavola, ma anche vino da esportazione come attestano alcuni documenti che riportano che i vini rossi, qui prodotti, piacevano addirittura a Winston Churchill.

Successivamente passò di mano in mano, fino a quando nel 1996 è stato preso in affitto da Piero Bonomi e Pierluigi Villa, l’uno cantiniere delle prestigiose cantine Bellavista in Franciacorta, l’altro assistente all’istituto di Coltivazioni arboree dell’Università di Milano, che hanno così materializzato un sogno che si portavano dietro da piccoli.

Il vigneto si estende per circa 4 ettari ed è costituito in gran parte da viti Invernenga, da Marzemino, sicuramente autoctono per via del grosso grappolo, Uva uccellina, Maiolina, ma anche Merlot, Schiava, Corva, Barbera e Brugnera, alcune piante sono centenarie.

Da questi vitigni antichissimi, grazie a tecniche di vinificazione attente e moderne, nascono due incredibili vini ad Indicazione geografica tipica “Ronchi di Brescia”, il primo, Pusterla bianco, ottenuto dalla vinificazione in purezza dell’uva Invernenga e il secondo, Pusterla Rosso, prodotto con le uve rosse presenti nel fondo e sopra citate. Due prodotti preziosi, poiché al di là della piacevolezza che possono esprimere, sono la dimostrazione della vocazionalità e della tradizione di un territorio che caratterizza ulteriormente una città come quella di Brescia.

Pusterla Bianco – Ronchi di Brescia – Indicazione geografica tipica

L’uva da cui si ricava questo vino è prodotta esclusivamente nel vigneto Ronco Capretti denominato Pusterla.

Uve impiegate: Invernenga (Invernesca, Ua’mbrunesca)

Tecnica di produzione: da una produzione per ettaro di 89-90 q.li di uva rigorosamente selezionata si producono dopo breve contatto con le bucce 50 hl. di mosto fiore che fermenta lentamente a temperatura controllata di 18-20° C in piccoli recipienti di acciaio.

Caratteristiche organolettiche: Colore giallo paglierino intenso con ben delineati riflessi verdognoli; sapore pieno, ampio, elegante, sapido con leggero sentore finale di mandorla. Gradazione alcolica 12,5°; si serve a 12-13°C.

Adatto come aperitivo, ben si accompagna ad antipasti, piatti a base di pesce e con carni bianche della tradizione bresciana.

Pusterla Rosso – Ronchi di Brescia – Indicazione geografica tipica

L’uva da cui si ricava questo vino è prodotta esclusivamente nel vigneto Ronco Capretti denominato Pusterla.

Uve impiegate: Marzemino dal grosso grappolo, Uva uccellina, Maiolina, Merlot, Schiava, Corva, Barbera e Brugnera

Tecnica di produzione: da una produzione per ettaro di 70-80 q.li di uva rigorosamente selezionata si producono dopo macerazione con le bucce 45 hl. di mosto fiore che fermenta lentamente a temperatura controllata in piccoli recipienti di acciaio.

Caratteristiche organolettiche: Colore rosso rubino intenso, fragrante con ampio bouquet (viola) sapore fresco, con sentori di prugna, vellutato con vena leggermente acidula. Gradazione alcolica 12°; si serve a temperatura a 18°C.

Sopporta brevi invecchiamenti di 18-24 mesi. Adatto per salumi e formaggi della tradizione bresciana e carni alla griglia.

Guido Montaldo

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Redazione BsNews.it

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