Fa parte della famiglia delle brassicaceae, è una pianta bassa con tanti fiorellini gialli i cui semi, se spremuti, fanno uscire una buona quantità di olio. E’ la colza, una pianta coltivata soprattutto nei climi nordici ma non esclusivamente. Qualche anno fa sembrava potesse sostiture il petrolio, poi l’entusiasmo si è un po’ smorzato. Non ovunque: nelle scorse settimane presso il Comune di Capriano del Colle è stata depositato un progetto per la costruzione di una centrale di produzione di energia elettrica ottenuta dalla combustione dell’olio di colza (assieme ad olio di soia, palma e girasole). 3,6 i megawatt di potenza, ottenuti da circa 21 tonnellate di olio bruciate ogni giorno, olio che arriverebbe, in nave, da piantagioni in Sudamerica.
Il progetto – secondo quanto riferisce Bresciaoggi – è stato presentato dalla Sei-Capriano. Il comune, con il neo-sindaco Claudio Lamberti, ha già detto di no, ma la palla è passata alla provincia che a metà luglio dovrà esprimersi nella prima conferenza dei servizi.
Le motivazioni espresse dal sindaco sono presto dette: sul territorio insistono già una fornace, quella di Danesi, e una discarica contenente Cesio137, senza contare l’inquinamento portato dalle strade Sp 19 e Sp IX.
I circoli ambientalisti di Capriano hanno organizzato un’assemblea pubblica per spiegare la situazione, programmata per il 5 luglio alle 20.30 presso Palazzo Bocca di Capriano.
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