di Andrea Tortelli – La storia del Risorgimento? La scrive, a modo suo, la Lega Nord. E’ quanto accade su La Roggia, periodico "di informazione" della circoscrizione Est – guidata dal leghista Ennio Garzetti – che ha deciso di dedicare ben due pagine del numero di maggio alla versione leghista del processo che portò all’unità d’Italia. Una rilettura piuttosto originale in diversi passaggi. Ma soprattutto chiara – tra qualche licenza poetica di troppo e svariate metafore calcistiche – nel porre in evidenza il parere del Carroccio. "Per queste ragioni", si legge ad esempio subito dopo un passaggio dedicato a Gioberti, "la forma di Stato che si confaceva al’Italia non era quella unitaria (estranea alla sua storia), ma quella federale ‘connaturata’ al suo genio’". E ancora poche righe dopo: "Per tutte queste ragioni (stavolta si parla di Cattaneo, ndr), l’unità d’Italia si sarebbe dovuta compiere in senso confederale repubblicano, sul modello della forma di Stato Svizzera". Inutile dire che ai leghisti, come emerge nel pezzo, Mazzini piaccia meno dei federalisti Gioberti e Cattaneo. Mentre Garibaldi – di cui pure sembra emergere un’immagine complessivamente positiva dall’analisi leghista – viene definito tra l’altro "un personaggio da isola dei famosi".
Una lettura che non è piaciuta troppo anche a qualche militante di spicco del centrodestra. Ad esempio l’assessore Mario Labolani, già esponente di spicco di An, ha commentato provocatoriamente la versione leghista del Risorgimento, annunciando che "dopo aver letto l’articolo, domani manderò copia del mio Labo-Diario (un diario personalizzato, con date, canti e cenni storici sul 150esimo, che l’assessore ha regalato agli amici ndr) a tutti i consiglieri leghisti della circoscrizione Est".
Ancora più duro il consigliere comunale del Pd Fabio Capra. "Se la funzione della Circoscrizione si riduce al pubblicare un giornaletto pubblicitario in cui la Lega spiega la storia del Risorgimento italiano", attacca l’ex assessore, "vuol dire che siamo davvero arrivati alla frutta della politica e che diventa giustificabile anche l’eliminazione delle circoscrizioni. Sarebbero tutti soldi risparmiati", aggiunge, "che potremmo utilizzare per i bisogni primari della popolazione e per rilanciare il valore della partecipazione attraverso modalità che non passino da presidenti di circoscrizione che ci costano 1.500 euro al mese".
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