Una settimana. Tanto ancora è disposto ad aspettare il presidente del Brescia Gino Corioni. Aspettare cosa? Che si concretizzino le proposte, fin’ora solo ventilate, di acquisizione della società da parte di fantomatiche cordate di imprenditori (locali?) oppure che qualcuno dotato di tanta pazienza e portafoglio capiente si affianchi a lui nella gestione. Corioni ha detto che attenderà fino a fine mese, una settimana appunto, prima di ritirare il mandato a vendere affidato a uno studio di Milano.
Anche nel caso le offerte non dovessero arrivare, è comunque chiaro a tutti, anche all’attuale presidenza, che qualcosa di nuovo va fatto. Soprattutto in termini societari. La stagione appena conclusasi è iniziata con i cori dei tifosi inneggianti a un Corioni in lacrime per l’emozione, ed è finita con poche centinaia di tifosi annoiati e stanchi sulle tribune dell’ultima partita di campionato contro la Fiorentina. Da più parti si sono levate critiche su scelte societarie un po’ confuse (dannoso, a detta di molti, il dualismo Maifredi-Nani). E’ chiaro che un clima così lo si risolve con idee precise, progetti chiari, meglio se proposti da facce nuove. Ringiovanire la rosa e contestualmente vendere i pezzi che hanno mercato potrebbe non essere un dramma: serve voltare pagina, con o senza Corioni, che però deve avere coraggio a fare le scelte. Per il bene della società che ha guidato con innegabile passione per anni.
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