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Anche Recupero e Futuro e Libertà contro Gallizioli: “Parole inaccettabili” “Basta sottovalutare questi episodi”

Continuano a suscitare dure prese di posizione le dichiarazioni del capogruppo leghista Nicola Gallizioli durante il consiglio comunale dedicato ai 150 anni dell’Unità d’Italia (leggi qui). Il riferimento alla “nazione padania” non è andato giù a molti, da destra a sinistra. E se il Pdl tende a minimizzare, le opposizioni attaccano: dopo il comunicato congiunto di Pd, Idv, Castelletti e Sel (leggi qui) anche Futuro e Libertà e il consigliere Luigi Recupero stigmatizzano le parole di Gallizioli definite “inaccettabili” da Fli mentre Recupero parla di “profanazione di uno dei luoghi simbolo dei sacrifici di tanti uomini e tante donne”. Di seguito le due note.

ECCO IL COMUNICATO DI FUTURO E LIBERTA’

“Riteniamo molto grave ed intollerabile quanto accaduto nella giornata di ieri durante la seduta straordinaria del consiglio comunale dedicato alle celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia” – è quanto sostiene in una nota Luca Feroldi, responsabile del Circolo di Brescia e portavoce provinciale di Futuro e Libertà per l’Italia. Le dichiarazioni filosecessioniste ed invocanti alla padania del capogruppo della Lega Nord sono del tutto inaccettabili; tali dichiarazioni offendono il sentimento nazionale e ledono il decoro delle stesse Istituzioni repubblicane in cui costui siede quale rappresentante. Come, del resto, è inaccettabile che sia stato di fatto impedita, per un veto della stessa Lega, l’esecuzione dell’inno nazionale, seppur richiesta, durante le recenti sedute dei consigli circoscrizionali. Stupisce il silenzio dei rappresentanti degli altri partiti di maggioranza che siedono in consiglio comunale. L’offesa è ancor più grave – continua Feroldi – perchè proveniente da un consigliere comunale di Brescia, città simbolo dell’epopea risorgimentale che tanto diede alla causa unitaria, con le dieci giornate e con la gloriosa quanto sanguinosa battaglia di San Martino della Battaglia. Questi episodi non possono più essere sottovalutati, in quanto facenti parte di una più articolata strategia volta ad introdurre preoccupanti quanto pericolosi fattori di disgregazione. La città – conclude Feroldi – ha vissuto questo anniversario come una festa e rinnovando la propria fede unitaria. Chi non ama l’Italia non merita di sedere nelle sue Istituzioni”.

ECCO IL COMUNICATO DI RECUPERO

Le celebrazioni del centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia sono ormai alle spalle, immaginavo che di questo evento avrei mantenuto nel cuore e nella mente l’orgoglio di essere stato tra le autorità celebranti (seppur essendo un semplice consigliere comunale), mentre sento solo una profonda amarezza per ciò di cui, mio malgrado, ho dovuto prendere atto.
Nel salone Vanvitelliano di Palazzo Loggia, a Brescia, in quello stesso luogo in cui gli eroi delle X giornate hanno dato se stessi per fare l’Italia, ho dovuto ascoltare inerme queste parole pronunciate dal capogruppo della Lega Nord: “Una nuova nazione è nata e stà crescendo di giorno in giorno, nuovi gruppi sociali formati da genti, da popoli che hanno le stesse origini, gli stessi usi, gli stessi costumi, la stessa religione e che vogliono affermare questa loro comunanza si stanno sempre più identificando in una nuova nazione, la nazione padana.”
Tra tutti i capigruppo presenti in aula sono stato il primo ad alzarmi e ad andarmene dopo aver udito un rappresentante di una istituzione della Repubblica Italiana, espressione della nazione italiana, anelare ad un’altra nazione proprio in uno dei luoghi in cui l’Italia fu edificata.

 

Quando ho cominciato ad occuparmi di politica ciò che mi ha spinto a scegliere il centro-destra è stata la convinzione che questa fosse la “casa” naturale per coloro i quali, giovani e volenterosi come me, volessero dare spazio all’amore per questo Paese cambiandolo dalle fondamenta, creando un’Italia più libera, più giusta, più meritocratica, più sicura basata sul riconoscimento delle specificità locali; in tale contesto mi venne spiegato che l’alleanza con una Lega Nord che non parlava più di secessione era un passaggio utile e necessario in quanto basato sull’accordo per la realizzazione del federalismo. Il 16 marzo 2011, durante la seduta celebrativa del Consiglio Comunale di Brescia, ho avuto modo di vergognarmi di me stesso per aver creduto a tutto questo e per aver dovuto assistere alla profanazione di uno dei luoghi simbolo dei sacrifici di tanti uomini e tante donne.

 

Già da qualche tempo ho abbandonato il PDL lasciando ad altri il compito di barcamenarsi tra minimizzazioni dell’accaduto e velati imbarazzi volti a giustificare tutto e tutti sotto le mentite spoglie della libertà di espressione, oggi credo però sia arrivato il momento di affermare chiaramente che nessuna poltrona, nessuna maggioranza, nessun accordo può rappresentare moneta di scambio per lasciare campo aperto all’opera di disgregazione del Paese, così come credo sia necessario chiedersi anche: è possibile governare lo stesso Stato e le stesse amministrazioni locali avendo in mente due nazioni diverse? Personalmente credo sia giunto il momento di dire un forte e roboante “no”. Se parliamo dello stesso Paese e della stessa nazione ogni accordo è possibile, se invece tutto ciò non viene dato per assodato le altre comunanze non sono sufficienti per stare assieme.

 

Questo Paese va cambiato radicalmente e ricostruito su nuove basi ma il risultato del cambiamento deve essere una nuova Italia ed un rafforzamento dello spirito nazionale non il riconoscimento di nazioni che non esistono; se non siamo d’accordo su questo come possiamo pensare di lavorare insieme?
Ritengo ormai sia arrivato il momento di lanciare un appello non tanto alle istituzioni, che mi sembrano ormai governate da una logica della rassegnazione e dell’immobilismo, ma ai cittadini ed in particolare a quelli come me che nel centro-destra hanno sempre creduto dicendo loro che il prezzo da pagare per un Paese libero, prospero, ordinato e giusto non può essere quello di abituarsi a sentire schernire, deridere e dileggiare l’Italia facendo finta di non capire che la si vuole sostituire con qualcosa d’altro; questo Paese si può e si deve rifondare senza essere distrutto e questa deve essere la convinzione soprattutto di chi ha fatto da sempre della patria il primo valore attorno al quale costruire il proprio impegno politico.
E’ ora di smettere di considerare un gioco o una semplice provocazione gli atteggiamenti ed i messaggi leghisti perché tali non sono ma rappresentano invece un serio attacco all’unità nazionale. E’ il caso di non dimenticare mai che solo dieci anni prima del 1861 nessuno credeva che fosse concretamente possibile unificare l’Italia eppure ciò avvenne comunque; vogliamo forse trovarci fra dieci anni a fare un tardivo “mea culpa” per non aver saputo aprire gli occhi in tempo?

 

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Redazione BsNews.it

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