Suona l’inno e i banchi del Carroccio si svuotano. Tutti fuori, al bar, a bere un cappuccino. I consiglieri della Lega Nord al Pirellone hanno mantenuto la parola e sono usciti dalla sala del Consiglio regionale della Lombardia non appena sono partite le prime note dell’inno di Mameli. “Il Canto degli Italiani” è stato intonato questa mattina, in apertura del consiglio regionale, per celebrare i 150 anni dell’Unita d’Italia. L’unico esponente del Carroccio presente è stato il presidente del Consiglio regionale Davide Boni, ma “solo per dovere istituzionale”. Boni ha seguito l’esecuzione dell’inno a braccia conserte e a testa bassa. Quasi tutti i consiglieri degli altri partiti hanno indossato una spilla tricolore sul bavero della giacca ed alcuni nel portavano nel taschino un fazzoletto bianco rosso e verde. A dare il via all’inno e’ stato il presidente della Lombardia Roberto Formigoni che prima di entrare in aula si e’ detto dispiaciuto per la decisione presa dai consiglieri leghisti. “Settanta secondi di Inno di Mameli non fanno male a nessuno, sono un simnbolo importante di quello che siamo” ha spiegato Formigoni.
Durante l’esecuzione Boni, come detto, è rimasto al suo posto ma per l’esponente leghista l’esecuzione dell’inno ha fatto raggiungere ”un livello di demagogia senza precedenti, anche perché il sentimento di appartenenza all’Italia non avviene per imposizione”. ‘Io c’ero – ha poi aggiunto – perché rivesto una carica istituzionale e ho sempre rispetto per tutti gli inni, ma idealmente ero con i miei compagni di partito che sono rimasti fuori, e insieme non abbiamo condiviso anche la legge sull’Unita’ d’Italia”.
Un atteggiamento, quello del Carroccio, non che non è piaciuto alle altre forze politiche, Pdl compreso. Romano La Russa, assessore regionale alla Sicurezza, Protezione Civile e Polizia locale, ha espresso “totale disprezzo per il gesto inqualificabile” dei consiglieri leghisti. ”Chi non rende onore alla propria bandiera, al proprio inno e alla Patria, non può che essere definito vigliacco e la sua esistenza meschina. Migliaia di lombardi si sono sacrificati, dalle guerre risorgimentali sino alle battaglie sul Carso e sul Piave. Chi disonora il sangue dei propri Avi, patrioti che si sono immolati per sconfiggere il nemico asburgico, e’ un traditore ed un vigliacco. Non esiste e non puo’ esistere una nazione al di fuori dell’Italia, nel nostro territorio. Ogni altra ipotesi è solo una pia illusione, per non dire una baggianata”.
Dura l’opposizione. ”Chi non riconosce lo Stato che governa, dovrebbe trarne le conseguenze. Non si può essere ministri, governatori, sindaci, assessori, consiglieri di un esecutivo nazionale, di una regione, di una provincia e di una città se non si approva l’ordinamento dal quale queste articolazioni discendono – ha detto il vicepresidente dei deputati del Pd Alessandro Maran.
Il portavoce dell’Italia dei Valori, Leoluca Orlando, ha definito “gravissimo” il comportamento dei consiglieri lombardi della Lega. “E’ un vero e proprio schiaffo al Paese. Se non si sentono italiani si dimettano e rifiutino il lauto stipendio che gli arriva puntuale a fine mese”. Almeno per una volta il pluribocciato Trota, in arte Renzo Bossi, studi e impari le parole dell’inno, visto che ha affermato di non conoscerle, o vada in fabbrica o in altri luoghi a lui più adatti a guadagnarsi da vivere – ha concluso Orlando – come fanno tutti i suoi coetanei che non sono figli del senatur”.
”Lo spettacolo tenuto oggi dai consiglieri lombardi della Lega Nord durante l’inno nazionale e’ indecoroso e ingiustificabile – è infine intervenuto infine il portavoce dell’Udc, Antonio De Poli -. Chiediamo che i vertici del Carroccio spieghino il senso di questo atto cosi’ irrispettoso nei confronti di un riferimento vivo nella cultura e nella tradizione degli italiani come l’Inno di Mameli”.
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