L’architetto Benevolo (Jr): l’amministrazione Paroli deve assumere l’iniziativa oggi lasciata ai privati

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di Federica Papetti – L’ architetto Alessandro Benevolo opera nel settore della progettazione architettonica privata e pubblica, del restauro, dell’urbanistica e della pianificazione dei trasporti. Tra le sue realizzazioni la costruzione della nuova Ambasciata italiana con la Cancelleria ad Islamabad (Pakistan), la riqualificazione della Galleria Vittorio Emanuele II a Milano e numerosi PRG tra cui l’attuale Piano Regolatore Generale della città di Alba. Ma con Bsnews Benevolo conversa dei temi urbanistici in agenda anche all’attaule Ammnistrazione.

Qual è il tratto maggiormente significativo che differenzia la Brescia di oggi rispetto a quella di venti anni fa?

Sicuramente la perdita dal suo apparato produttivo con tutto cio che ne consegue a livello di residenzialità, urbanistica, servizi ecc. Brescia si caratterizzava, infatti, per il più alto numero di impianti localizzati in città.

A proposito della città del lavoro, uno dei progetti pensati dall’Amministrazione Corsini e che, invece, questa Giunta vorrebbe abbandonare è il Musil. Lei cosa ne pensa?

Credo sia sbagliato discutere di un progetto singolo che spinge, è fisiologico, alla formazione di due schieramenti contrapposti. Anche il Musil dovrebbe derivare da un progetto d’insieme della città. Procedere per singole iniziative urbanistiche è una grande tentazione per tutti gli amministratori perché consente un ritorno immediato, mentre lo sguardo più lungimirante no. Detto questo, il Musil non mi sembrava un progetto sbagliato per una città come Brescia. E’ doveroso lasciare una testimonianza di quello che fu il grande apparato produttivo bresciano.

Lei ritiene che questa Giunta abbia questa visione d’insieme della città?

Credo che ne parli poco, che sia mancato un dibattito approfondito sul questo tema. Possono anche esserci idee incerte. È naturale, ma è importante che si discuta. I focus, ai quali ho sempre partecipato, non sono assolutamente sufficienti. All’inizio questa Giunta ha tentato e direi che è un atteggiamento altrettanto fisiologico, di mettere in discussione ciò che era stato fatto nel passato. Ripeto lo trovo naturale perché è alla ricerca di una propria dimensione. Ma adesso credo manchi l’iniziativa in positivo, manca lo scatto per individuare un’azione complessiva.

Lei è intervenuto sulla rivista “Città e dintorni” con un’ipotesi abbastanza suggestiva per un recupero dell’area del Castello. La ritiene ancora percorribile?

Il Castello di Brescia è ubicato su un’area abbastanza impervia per essere un giardino. Tra la città e la sommità esistono ben 100 metri dislivello, motivo per cui anche le aree verdi diventano difficilemente fruibili da parte di aziani o mamme con i passeggini o bambini piccoli. Pensare quindi ad infrastrutture di sostegno che agevolino la salita al colle renderebbe sicuramente maggiormente frequentata l’area che, però, non non può limitarsi ad ospitare il museo delle armi o la specola. Come in alcune città europee,  e mi viene in mente Salisburgo che possiede una situazione orografica simile, sarebbe auspicabile la realizzazione anche di luoghi come ristoranti o negozi. Anche il centro tennis ora presente andrebbe maggiormente valorizzato. Non so se sia questo il progetto che ha in mente anche l’Ammnistrazione.

Per ora si parla di un parcheggio sotto la galleria Tito Speri.

Se il parcheggio è parte di un progetto globale indirizzato appunto alla rivisitazione del Castello ben venga, ma se servisse solo quale luogo di accesso alla città non mi convince, oltre che destare preoccupazione per i costi.

A proposito di mobilità, l’emergenza polveri sottili sembra esigere un ripensamento dell’intero settore mobilità. Lei cosa ne pensa?

Non possiamo pensare che le targhe alterne risolvano un problema che va al di là degli schieramenti. Sono convinto che questa emergenza sia un tema da affronatare in modo bipartisan. Sono anche persuaso che la mobilità, oggi contraddistinta dall’uso massiccio del trasporto privato, debba essere rivista e Brescia per le sue dimensioni non piccole, ma nemmeno troppo grandi, è un luogo ideale per per individuare un’agenda d’interventi. Sicuramente con la metropolitana andrà meglio, ma il problema non può essere risolto solo con il mezzo pubblico perché ovviamente il trasporto privato è più flessibile. Credo siano necessarie anche delle limitazioni fisiche di accesso al centro storico e zone limitrofe. Provvedimenti che dovranno essere presi per gradi come hanno fatto altre città italiane ed europee. Pensi che Brescia è l’unica città, io credo al mondo, con con una strada ad alto scorrimento che la circonda. In alcune zone del ring ci sono addirittura cinque corsie, non credo che tale situazione favorisca il mezzo pubblico.

Lei ha appena citato il centro storico, a detta dell’opposizione, luogo che vive una grave crisi di abbandono con troppi immobili inutilizzati? Colpa di questa Amministrazione?

Questa è un’Amministrazione sfortunata perché crede molto nel progetto privato, ma in questo periodo viviamo una congiuntura il cui il privato registra qualche problema economico. Credo che oggi siano sul tavolo ipotesi di recupero del centro sul modello del  Piano Carmine. L’Amministrazione deve proporre delle iniziative e soprattutto per il centro, poiché non è pensabile realizzare tutti appartamenti, devono rimanere delle funzioni pubbliche. Ma allora deve essere riepensato il cencetto di funzione. Il tema delle funzioni non può essere lasciato alla spontaneità dei privati. Questa è la parte più in crisi della città.

Cosa ne pensa del “cubo bianco”?

Vorrei sfuggire dal ristretto perimetro “mi piace o non mi piace” , ma il progetto poteva essere più coraggioso con la previsione di un immobile che occupasse tutto lo spazio, che ricalacasse il vecchio sedime lasciato dall’edificio distrutto. Se esistesse un Piano Centro Storico il concorso poteva rivestire di architetuttura il progetto, ma le volumetrie dovevano essere stabilite per legge.

Non condivide quindi la modalità del concorso d’idee, in campo anche per il Parco delle Colline con la Polveriera?

No, perché il Comune deve assumersi delle responsabilità con indicazioni pubbliche. Quanto al Parco delle Colline se non vuole essere solo un’area protetta ove vigono divieti, come per il Castello va riempita di episodi e la Poveriera è già un episodio. Ma ripeto, non si può fare affidamento solo sull’iniziativa privata.

Cosa ne pensa della Cittadella dello Sport?

Penso che sia una buona idea condotta male. Buona la concentrazione di strutture sportive in un unico sito, ma dovrebbero essere i privati a farsene carico e non il pubblico. Che sia il pubblico, significa concedere come contropartita delle volumetrie edificabili altrove, una contropartita che pare stia già perdendo di valore e appeal.

Lei è il figlio dell’architetto considerato, a torto o ragione, il “padre” delle torri di San Polo. Cosa ne pensa del loro abbattimento?

Le torri di San Polo appartengono al patrimonio della città, ma credo anche non rappresenti una “bestemmia” il pensare ad una loro rimozione. Quello che non capisco è cosa vorrebbero fare al loro posto perchè un quartiere ha un suo equilibrio e demolire due edifici di quella portata produce una sorta di ferita che deve essere rimarginata. Non voglio poi entrare nel merito della questione economica anche se quelle che hanno deciso di abbattere sono  antisismismiche, realizzate così ben prima che esistesse una legislazione in tala senso; sono quello conservate nel migliore stato e dotate di cappotto. Detto questo, ripeto la questione è vedere cosa si farà al loro posto.

 

 

 

 

 

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18 Commenti

  1. A me a tantissimi il cubo bianco non piace, è una cosa che non c’entra nulla con Brescia e poco importa che l’abbiano scelto tramite concorso. Labolani, faccia un passo indietro!

  2. Francamente Benevolo dice cose intelligenti, ma un po’ troppo vaghe… Parla da architetto, non da amministratore chiamato a confrontarsi con i problemi pratici

  3. Curiosi alcuni dei commenti: scusate, ma come mai fa specie che un architetto parli "da architetto"? A me disturberebbe il contrario, ovvero se parlasse "da politico". O forse quando verrà intervistato un chirurgo qualcuno si stupirà se parla "da chirurgo"? Nessuno invece pensa che magari dovrebbero essere gli amministratori a confrontarsi con tecnici e specialisti, piuttosto che inseguire un facile consenso elettorale magari a scapito della serietà e della fondatezza delle loro scelte?

  4. A me pare invece che Benevolo parli da vero politico che sa di urbanistica e mi auguro che il suo discorso venga recepito almeno dai dirigenti del PD, partito al quale ho dato il mio voto.
    A Benevolo chiedo un’altra cosa: faccia sentire la sua voce di continuo, incalzi i politici nostrani approfondendo i mille argomenti trattati nell’intervista; insomma, continui a fare il politico.

  5. Una domanda a Benevolo: perché continuare a discutere dei problemi del centro quando il vero nodo oggi è discutere dello sviluppo delle periferie?

  6. Caro Alessandro, trovo sia un grave errore la tua disponibilità all’abbattimento delle torri. La demolizione delle case alte di San Polo, è, dal punto di vista politico, un evidente attacco ideologico al periodo illuminista-riformista dell’urbanistica di Bazoli e Benevolo, e, dal punto di vista edilizio, uno spreco di soldi ingiustificato. Leonardo Benevolo ha teorizzato, fin dall’inizio, che le case alte non dovessero essere solo case popolari, ma destinate alla residenza non definitiva di giovani coppie o di famiglie temporaneamente a Brescia. Stante il buono stato di conservazione edilizia delle torri, si può benissimo procedere a tale riforma di destinazione d’uso (compreso il terziario o la destinazione a sede di enti istituzionali), con un ragionevole e congruo risparmio di soldi rispetto alla demolizione.

  7. Da giovanissimo sentivo dire una certa frase riguardo gli architetti: "Sarebbe meglio eliminarli sin da piccoli, eviteremmo tante catastrofi": Allora mi sembrava una cosa cattiva, ma ora…. sotto sotto….!

  8. Credo che un discorso urbanistico vada basato su dati, problemi e risposte sociali, urbane e di servizio.
    Il periodo attuale si rivolge troppo all’economia come deux ex machina, dimenticandosi che la dittatura dell’economia estrapolata dal contesto genera mostri, problemi, costi che poi si debbono rincorrere a spese della collettività.
    No all’abbattimento delle torri per pura contrapposizione politica, sì alla riqualificazione sociale ed a proposte con servizi integrati, tipo Cohausing.

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