Bisinella (Pd): ho ereditato un partito in macerie, ma ora non c’è più spazio per le guerre tra bande

 (a.t.) Qualcosa, nel Pd bresciano, sta cambiando. E l’ultimo segnale è arrivato lunedì sera, con la nomina del 27enne Matteo Grandelli nel ruolo di Responsabile organizzativo (al posto di Leone Orizio), l’allargamento della segreteria provinciale a Paolo Pagani e Giorgio De Martin. E la costituzione di due nuovi forum tematici affidati a Francesco Econimo (Agricoltura) e Antonio Vivenzi (Amministratori locali). Una svolta voluta dal segretario Pietro Bisinella, che per il partito ha in mente una vera e propria rivoluzione.

DOMANDA – Qual è il senso di questa nuova tornata di nomine a un anno dalla sua elezione?

RISPOSTA – Con la scelta di Grandelli, che nel lavoro quotidiano sarà affiancato da un gruppo di giovani, ho voluto creare un vivaio, in modo che i nostri ragazzi possano prendere consuetudine con le dinamiche interne del partito e formarsi nel migliore dei modi per diventare un domani la nostra classe dirigente. L’allargamento, invece, risponde alla volontà di coinvolgere e responsabilizzare tutte le risorse migliori, partendo dal presupposto che la segreteria è il luogo in cui fa elaborazione e si prendono tutte le decisioni del partito. Per conquistare la Provincia e la città dobbiamo lavorare uniti e smetterla di dare all’esterno l’immagine di un Pd diviso e rissoso.

D – Qualcuno le potrebbe obiettare che si tratta di una logica d’inclusione da Prima repubblica…

R – Potremmo anche discutere sul fatto se la Seconda sia davvero migliore della Prima. Di certo io voglio un partito unito, che valorizzi le diversità, ma poi sappia unire gli sforzi per raggiungere obiettivo.

D – Per arrivare al risultato, lei sta compiendo anche mosse decise. Chi vedeva in Bisinella un segretario debole e facilmente manovrabile pare essere stato smentito dai fatti…

R – Se qualcuno l’ha pensato evidentemente non mi conosceva. Da sindaco ho sempre pensato con la mia testa: ascolto e rispetto tutti, ma quando si tratta di decidere lo faccio e mi prendo le mie responsabilità. Ed è un discorso che ho chiarito da subito anche al partito.

D – I più maliziosi, però, hanno letto la sostituzione di Orizio e le sue ultime parole su Paolo Corsini come una mossa per emanciparsi dai “padri” della sua candidatura..

R – Di padre ne ho soltanto uno. E di gavetta ne ho fatta in abbondanza, visto che negli ultimi 25 anni – a Leno – sono stato consigliere comunale di minoranza e di maggioranza, vicesindaco e sindaco. Detto questo vorrei ribadire che di Corsini ho grande stima: è stato un ottimo sindaco ed è una importante risorsa per il futuro. Quanto al prossimo candidato sindaco di Brescia, la scelta ricadrà su colui che sarà in grado di mettere insieme tutte le forze vitali del territorio. Se Del Bono saprà farlo il candidato sarà lui, altrimenti decideremo tutti insieme – anche con Emilio, che da capogruppo sta lavorando molto bene e per questo merita la nostra gratitudine – chi può farlo al meglio. Parlare di nomi, comunque, oggi è prematuro, anche perché prima bisogna decidere programmi e coalizione. Di certo però non voglio più che in questo partito operino le bande rivali che hanno regalato la città al centrodestra. E le decisioni le prenderemo nelle sedi preposte, non nei salotti.

D – Capitolo alleanze. Con chi? Quale deve essere il perimetro della coalizione?

R – Sulla città sarà De Martin a prendere le sue decisioni. In passato si è parlato spesso di rivalità tra i diversi livelli territoriali del partito, ma voglio che una cosa sia chiara. Non sono un rivale di De Martin, anzi. Voglio sostenerlo nelle scelte, mantenendo fermo il rispetto per la sua piena autonomia. In provincia, invece, posso dire che abbiamo già stabilito un percorso. A fine marzo faremo un’assemblea programmatica (“Idee chiare per una Brescia migliore”) in cui individueremo cinque grandi temi su cui dire la nostra in maniera chiara. Poi apriremo dei “cantieri” per coinvolgere nel percorso tutti coloro che sono interessati a costruire una nuova pagina politica per la Leonessa. Non penso solo alle forze di centrosinistra, ma anche ai tanti scontenti di Lega e Pdl.

D – Torniamo alle questioni più interne. Lei ha criticato i “generali” del partito e le uscite dissonanti di troppi militanti di spicco. Il pensiero di molti, su questo, è subito andato al caso Bragaglio, da mesi sospeso dal gruppo Pd in Loggia. Come contate di risolverlo?

R – Ho già avuto modo più volte di sollecitare gli interessati affinché si chiariscano. Ritengo che la questione più che politica sia personale e per questo vorrei che si tenesse il prima possibile un incontro, franco e leale, tra Bragaglio ed Emilio Del Bono. Quanto invece ai cosiddetti generali, in questi mesi, ho letto sui giornali molte dichiarazioni sulla presunta linea del partito. Fino ad oggi ho lavorato in silenzio per ricostruire il Pd, ma d’ora in poi dovrà essere chiaro a tutti che l’unico titolato a parlare ufficialmente per conto del partito sono io.

D – Un’altra questione interna che lei ha ereditato è quella degli eletti che non versano i contributi al partito…

R – In direzione abbiamo approvato un nuovo regolamento economico e in primavera procederemo con le verifiche delle singole posizioni. Lo statuto nazionale dice che chi non è in regola con i versamenti alla tesoreria del partito non può essere ricandidato. E lo applicheremo.

D – Parliamo del tesseramento. Lei ha ereditato un partito che non raggiunge nemmeno gli iscritti dei due soggetti, Ds e Margherita, che l’hanno fondato…

R – Il Pd bresciano è quello che in Lombardia ha resistito meglio al passaggio: i nostri iscritti sono circa 7.500, l’80 per cento dei soggetti fondatori. Quanto al resto, però, ho ereditato un partito in macerie, da rifare completamente a livello organizzativo. Basti pensare che, a tre anni dalla nascita del Pd, il primo contratto d’affitto per la sede provinciale l’ho firmato io, che sono in carica da 12 mesi. E’ per questo che nell’ultimo anno ho avuto poche occasioni di occuparmi dei giornali.

D – E i conti come stanno?

R – Quelli bene. Siamo senza debiti e abbiamo da parte anche un gruzzoletto, ma nessuno si faccia illusioni: quei soldi rimarranno lì e da buoni bresciani li terremo via per i tempi più grigi.

D – Dalla fondazione che ha avuto in dote tutti i beni gli ex Ds (tra cui una quarantina di sezioni sparse sul territorio) avete ricevuto qualcosa?

R – Agli ex Ds paghiamo l’affitto e per il resto camminiamo con le nostre gambe: anche i dipendenti sono stipendiati da noi. Per il futuro, però. mi auguro che si potrà instaurare un rapporto con la fondazione – i cui riferimenti sono l’ultimo segretario Ds Giuseppe Franzoni e la tesoriera Orietta Truffelli – anche perché non credo che i militanti della Quercia (e prima di Pci e Pds) abbiano lavorato per decenni per far confluire le risorse in un partito diverso dal Pd.

 

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Redazione BsNews.it

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