Strage, una memoria condivisa è possibile
Avv Bazoli, lunedì sera il Pd ha organizzato un incontro con Massimo D’Alema, Walter Veltroni e Pierluigi Castagnetti per tentare alcune riflessioni dopo quell’amara sentenza che lascia impunita una della vicende più drammatiche della storia repubblicana. Lei condivide la ricostruzione che ne è stata fatta?
Prima di tutto devo fare una premessa: se mi avessero chiesto come organizzare l’evento di lunedì avrei suggerito di non fare un’iniziativa di partito, ma avrei preferito che s’invitassero anche esponenti autorevoli o istituzionali del centro destra sia a livello nazionale che locale. Perché lo sforzo che dobbiamo fare è quello di unire tutte le forze democratiche per costrire una memoria condivisa su quell’evento. Solo in questo modo è possibile un servizio alla memoria. Sono convinto che molte persone del centro destra, che quel 28 maggio non erano in piazza per svariati motivi, oggi sottoscriverebbero le ragioni che portarono i manifestanti a scendere in piazza quel 28 maggio. Una percorso di memoria condivisa è il solo modo per non rendere quelle morti inutili. Non vorrei, infatti, che si ripetesse l’errore della Resistenza dove qualcuno ha cercato di appropriarsi in tutti i modi di quella stagione. Ha, quindi, ragione Paroli quando dice che non invitato non se la sentiva di partecipare ad un’iniziativa di partito. Giusto, quindi, isolare voci come quelle della Beccalossi, ma nello stesso tempo doverso coinvolgere anche il centro destra nel percorso della memoria. Per quanto riguarda, invece, la serata in particolare credo sia stato un incontro ben riuscito con ricostruzioni equilibrate e con una sala gremita di persone che non vogliono dimenticare.
Negli interventi dei tre opsiti, mi riferisco alle relazioni di D’Alema Veltroni e Castagnetti sono emerse sfumature diverse soprattutto sul ruolo della Democrazia Cristina del tempo. Secondo D’Alema, che ha citato il recente libro di Mimmo Franzinelli, la Dc è il partito che ne esce lacerato perché alcuni di loro ben conoscevano l’anticomunismo viscerale che albergava nelle sue componenti più reazionarie e quindi sapevano anche dei “compromessi radicali” cui erano disposti a scendere purchè la sinistra non andasse al potere. Castagnetti, però, ha voluto ricordare come il volto del Pci di allora fosse ben diverso da quello che diventerà poi e di come il legame con l’Urss fosse ancora ben saldo, tesi giudicata da D’Alema un po’ un alibi. Lei cosa ne pensa?
L’estremismo di destra ha sempre accreditato le stragi come stragi di Stato, quindi della Dc. Io starei attento a certe riletture perché non vorrei che nello stesso tempo si avallasero queste tesi e venisse butttata a mare la storia del nostro Paese. Sicuramente nella Dc esistevano ambienti e ambiti ferocemente anticomunisti, tenuto presente appunto che i comunisti di allora non erano quelli di oggi, e quindi esisteva settori disponibili a qualunque compromesso per evitare che il Pci potesse salire al potere. Tant’è che sia De Gasperi prima e Moro, poi non vollero mai un governo monocolore proprio per evitare tali spinte reazionarie. Io preferisco mettere insieme gli interventi di D’Alema e Castagnetti perché entrambi confermano come la Dc sia stato un grande partito democratico.
Quali sono i punti fermi che rimangono dopo il processo, nonostante la sentenza assolutoria?
Il processo appena concluso deve essere letto insieme a tutte le altre inchieste che si sono succedute nel tempo. I punti fermi sono proprio quelli messi in discussione dalla Beccalossi. La strage è opera dell’estremismo neofascista veneto che aveva dei collegamenti con gli ambienti milanesi e degli agganci anche con quelli bresciani. Inoltre, rimane fermo che la verità non è stata acquisita perchè nel corso degli anni si sono succeduti insabbiamenti e depistaggi che hanno impedito l’emersione dei colpevoli e delle prove.
Secondo lei perché l’onorevole Viviana Beccalossi insiste nell’affermare che la verità non emerge perché si sbaglia pista nelle indagini?
Credo che le dichiarazioni di Viviana Beccalossi abbiano un pizzico di strumentalità, che siano deformate da un approccio ideologico dato dalla preoccupazione di non sentire quell’evento accostabile a questo centro destra. Ma io ribadisco che una lettura condivisa di quel dramma rimane possibile.
Vorrei rivolgerle una domada un po’personale, penso a lei, a Benedetta Tobagi o Mario Calabresi tutte persone che, seppur colpite da un dramma immenso, non conservano rancore e hanno archiavito la rabbia. Come avete fatto?
Per quel che mi riguarda conta il contesto famigliare. Mio padre ha sempre cercato di capire mantenendo un atteggiamento sereno. Dopo di che la strage di piazza Loggia per me è un dramma soprattutto personale, un buco nero che colpisce tutti quelli che perdono un genitore in tenera età, anche se forse quando ciò avviene a causa di una malattia o di un incidente, forse, diventa più facile farsene una ragione.
Secondo lei esistono oggi i fascisti?
Non come quelli di una volta, ma esistono persone che non posseggono un sincero spirito democratico e la democrazia in Italia è ancora fragile.