(a.t.) L’ultimo episodio, racconta il segretario della Cisl Renato Zaltieri, risale soltanto a venerdì. Quando “a Borgo Poncarale sono comparsi striscioni con accuse infamanti e volgarità contro Cisl e Uil”. Sul posto è subito intervenuta la Digos. Ma, aggiunge, il vero problema è la quotidianità “silenziosa” perché “il clima nelle fabbriche è pesante e ogni giorno i nostri delegati vengono sottoposti a insulti e angherie”. Parole che non lasciano spazio alle interpretazioni. E Zaltieri non ha dubbi nell’attribuire la responsabilità della situazione all’asse Fiom-Cgil, con cui – oggi – “i rapporti sono al livello più basso di sempre: cioé pressoché nulli”.
“Nell’ultimo incontro pubblico della Fiom”, spiega il leader della Cisl in un’intervista esclusiva a bsnews.it, “siamo stati indicati come i nemici da combattere, non come avversari con cui confrontarsi. Se si continua a spargere veleno in questo modo, non distinguendo il merito delle questioni dal metodo da utilizzare, non mi stupisce che poi possano accadere certi episodi”. Zalteri, peraltro, spiega di non avere paura per la sua incolumità e per il rischio che a Brescia si possano ripetere fatti simili a quelli avvenuti in altre province (aggressioni, imbrattamento di sedi e via dicendo). Ma aggiunge che “il problema sono i cattivi maestri e le conseguenze che i loro insegnamenti possono avere sulle menti bacate o sui giovani dei centri sociali, che non sempre hanno chiaro quale sia il limite”.
L’accusa più pesante, peraltro, Zaltieri la riserva a Damiano Galletti e alla Cgil. “A Brescia la Cgil è piegata sugli interessi della Fiom e non è un caso che soltanto qui e a Reggio Emilia, nel loro congresso, sia prevalsa la linea Rinaldini rispetto a quella di Epifani. Una situazione”, continua, “che si è tradotta anche nel fatto che la Cgil bresciana – a differenza di quanto avvenuto in Lombardia – si è rifiutata perfino di firmare un documento per condannare violenze e intimidazioni invitando tutti a mantenere un clima sereno. Hanno proposto di avviare un percorso di confronto sui giornali”, precisa, “ma non hanno voluto prendere una posizione chiara di condanna di certi episodi e questo è significativo”.
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