"Milano si è mangiata Brescia e chi ha compiuto errori gravissimi in Aem è stato poi premiato con la guida della nuova società". Durissimo e impietoso è stato l\’attacco ai vertici di A2A – ma anche alle banche e alla politica – portato dal vicedirettore del Corriere Massimo Mucchetti durante il convegno "Il futuro delle municipalizzate", che si è tenuto ieri sera nella sede di Partecipazione e libertà, in via Volturno. A fare gli onori di casa Tino Bino che ha posto agli ospiti (oltre a Mucchetti, il presidente di Cogeme Gianluca Delbarba, il sindaco di Travagliato Dante Buizza, l\’ex country manager di A2A Elio Tomasoni e l\’economista Carlo Scarpa,) due domande. Il capitalismo municipale porta crescita e sviluppo ai territori o è più utile affidare i servizi ai privati? Ha domandato. E ancora: è possibile verificare in concreto il risultato della fusione tra Asm e Aem e – in caso il bilancio sia negativo – chiedersi se la città ha o meno l\’orgoglio di tornare indietro? A quest\’ultima domanda ha risposto Mucchetti. Senza mezzi termini. "A2A", ha spiegato, "è nata con l\’obiettivo di dar vita alla Rwa italiana, ma anche per motivi molto più pratici. Milano, infatti, aveva infilato una serie di gravi errori: dal mancato lucro su alcune operazioni, che lasciava trasparire l\’incompetenza del management di Aem, al forte indebitaento dovuto all\’acquisizione della partecipazione in Edison. Ad Aem conveniva unirsi con una mucca dalle mammelle gonfie come Asm", ha aggiunto, "mentre i bresciani hanno pensando ingenuamente di potersi mangiare il gigante milanese: in raltà è successo l\’esatto contrario". Quindi Mucchetti ha tuonato contro il presidente della gestione Giuliano Zuccoli e il management milanese. "Brescia ha pagato il fio per i suoi errori: la giunta è cambiata e Capra è stato sostituito", ha spiegato, "mentre chi ha rovinato Aem è rimasto libero e bello: lui e il suo direttore generale". Ancora il vicedirettore del Corriere ha attaccato i grandi gruppi bancari (compresi quelli che detengono importanti quote azionarie nel giornale per cui lavora) sottolineando che, nell\’operazione, "Mediobanca aveva l\’interesse ad avere un cliente più solido finanziariamente, mentre Intesa pensava – tramite Capra – di poter sottrarre il cliente ai rivali". Sul possibile passo indietro, invece, Mucchetti ha definito possibile l\’operazione sul versante industriale, ma difficile dal punto di vista politico (e dei patti parasociali). Ma ha anche incalzato Brescia (il sindaco Adriano Paroli, i consiglieri della società e la politica) affinché "ripensino il ruolo nella società, con l\’obiettivo di conquistarla o affidare la gestione a un management di riconosciuto spessore". Bordate a cui ha fatto eco, in chiusura, anche Elio Tomasoni. Che ha avanzato diverse critiche all\’operazione. "Io ero a favore della fusione", ha precisato, "ma nei principi era scritto che il sistema duale non sarebbe nato per moltiplicare le poltrone: bensì per dividere il ruolo della politica da quello dei manager. Quello che è successo è sotto gli occhi di tutti. Allo stesso modo", ha aggiunto, "è mancato il dibattio negli organismi che avrebbero dovuto sorvegliare sull\’operazione: come il consiglio di amministrazione di Asm e il consiglio comunale. Infine", ha concluso, "è stato u pesante errore escludere Bergamo in maniera sprezzante, perché con questa logica sarà difficile convincere altri a entrare in futuro nella società".

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Redazione BsNews.it
Tags: Carlo Scarpa

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