Carosello col botto

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Renato Borsoni - www.bsnews.it
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di Renato Borsoni – Tanti anni fa il Brescia aveva fallito la serie A nell’ultima partita di campionato. Io dovevo inventare la vignetta di attualità su un settimanale al quale collaboravano le migliori firme del giornalismo e dell’intellettualità del tempo. Presidente del Brescia Calcio era Ranzanci. Dunque, avevo disegnato il presidente abbandonato sulla poltrona di uno studio medico, a bocca spalancata, e il medico su di lui che gli esplorava la gola e gli ingiungeva:”Dica A!”. Poi, negli anni, il Brescia è andato e tornato dalla massima serie, e questo è stato un anno buono. La sera mi aspettavo il carosello di rito come era già ripetutamente avvenuto recentemente con l’Inter (e dubito che rivedremo dopo i mondiali). La grande finestra della nostra camera dà proprio sui viali, dal pianterreno. Per un paio d’ore buone sembra di averli in casa, con le trombette, i clacson e certi muggiti che non so dove li prendono. La mezzanotte non è ancora arrivata e prima di abbassare le saracinesche sbirci fuori e ti fai salutare dai tifosi in piedi nelle macchine. Io sono juventino – tutti in casa – e sono a digiuno da un po’: quindi il mio sorriso è stiracchiato e comprensivo. Poi si spengono le luci e quel chiasso robusto ma omogeneo ti fa quasi compagnia quando ti infili sotto le lenzuola. Poi il rumore pian piano si attenua e i ritardatari di passaggio rompono il primo dormiveglia. Poi il silenzio. A un certo punto, un boato terrificante e un bagliore che passa tra gli interstizi delle saracinesche ti fanno sobbalzare. Scatti giù e vai alla finestra. Niente: il semibuio dei giardini deserti. La tua automobile è lì, che dorme tranquilla sotto gli alberi e si copre pian piano di quei cosi appiccicosi di questa stagione. Nulla: si, forse un filo di fumo lì sull’aiuola di fronte. Un petardo. Ma che spavento. Che fatica riaddormentarsi. Ma quanto tempo è passato, dieci minuti, un’ora, e gridi:”Nooo!” al secondo boato, che ti sembra peggio del primo. Stavolta, aspetti il terzo e non riesci più a prendere sonno. Arriva? Non arriva? Ti alzi e vai alla finestra e dalle fessure cerchi un’ombra per capire chi può essere a quest’ora. Torni a letto e stavolta piombi nel sonno profondo. La terza esplosione sembra in camera. Il baleno è roba da Hiroshima. La macchina è lì, nel buio ovattato. Nessuno. Spero proprio che l’Italia torni a casa dal Sudafrica prima della finale.

DA IL QUOTIDIANO IL BRESCIA – 18 GIUGNO 2010

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