La foto è del 19 marzo 1990: cinquanta ragazzotti, i più anziani alle prese con lattanti e pannolini, l’altra metà ai primi stipendi spesi per allegre serate lungo notti di chiacchiere e amicizia.
Seconda solo al dialetto bresciano, una strana lingua dove pronunciare le sillabe al contrario per il piacere di giocare con i suoni e le parole. Voglia di continuare gli studi, poca. In compenso sentimenti rari e una coscienza sociale fino allora inespressa. Fu uno strano miscuglio di persone che si amalgamarono poco a poco fra la Mompiano storica e il nuovo quartiere Valotti.
A scuola capita di reguardire gli studenti del corso di grafica quando maltrattano le fotografie nelle esercitazioni allo scanner. Se lo sognano di notte il “profe” con la fissa della fotografia quale “pezzo unico” dal valore inestimabile.
Questa è proprio di quelle che non han prezzo. Ha immortalato l’entusiasmo giovanile d’una storia che ha fatto parlare molto e ancor oggi è da esempio per tutta Brescia.
Rastrello in mano, badile in spalla, abbiamo “fatto” il Parco Castelli “per protesta” contro chi voleva un parcheggio oltre lo stadio Rigamonti.
Chi non assume responsabilmente il destino del villaggio in cui vive non sarà mai in grado di governare un comune, una provincia, una regione. In questo che spicca ancora il carisma di Gianni, l’attuale sindaco di Collebeato. Poco più sotto Gianbattista che con questa foto inizierà un percorso decennale come presidente di circoscrizione e che l’ha condotto oggi a candidarsi alla guida del Partito Democratico bresciano.
Alcuni non ci sono più: Cisco per un male oscuro. Bobo per colpa di un gas crudele che lo sollevò nel cielo di Bovezzo con il suo piccolo Luca. Da allora questa immagine non è più allegra.
Resta però a testimoniare che il valore di ognuno è tanto più alto quanto il numero di amicizie sulle quali può contare. Se poi questi valori si trasformano in impegno al servizio del bene comune, tutto ciò va sotto il nome di buona politica.
Quando Louis Daguerre inventò la fotografia non poteva immaginare di consentire alla luce di trasformarsi in sogni, alla vita in passioni ricorrenti, al dolore in volti incancellabili.
Ogni volta che scandaglio questo “pezzo unico” m’immagino – invisibile – al fianco di mia moglie che scattò questa fotografia in un continuo osservare le cose belle insieme a lei.
Gianluigi Fondra – Mompiano
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