A partire dal 2001 si stanno studiando i possibili effetti derivanti all\’ambiente e alle persone dalla presenza di Pcb, diossine, arsenico e altre sostanze nocive nell\’aria, nei terreni, nell\’acqua, dovuta alle attività della Caffaro. Fino ad oggi i risultati presentati dall\’Asl e dai tecnici incaricati sembrano essere tranquillizzanti anche se – a detta dei responsabili – non è certo il caso di abbassare la guardia. Da parte sua l\’ARPA sottolinea la necessità di concentrarsi sul monitoraggio delle acque e in particolare delle falde, verificando con costanza il corretto funzionamento delle pompe. Un\’azione indispensabile per prevenire la fuoriuscita degli inquinanti dal sito e la conseguente diffusione degli stessi a valle. E non bisogna dimenticare anche i terreni – dove il pcb tende a stabilizzarsi causando danni nel lungo periodo- e l\’aria. Quest\’ultima viene controllata periodicamente all\\\’interno di un piano di monitoraggio per la determinazione di microinquinanti. I prelievi recentemente effettuati hanno dato dati contrastanti che una valutazione più completa, prevista per i prossimi mesi, dovrà confermare.
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