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Il Papa e lo stormo di uccelli

di Renato Borsoni – Domenica scorsa, nel pomeriggio. Il Papa si è trasferito in periferia. Il tempo è grigio e immobile, i viali silenziosi. Sono nella cameretta dello stesso ospedale dove lo scorso anno osservavo l’andirivieni  di piccioni sul davanzale. Quest’anno non vedo piccioni. Il riquadro della finestra incornicia una vista semplice, divisa a metà: nella parte superiore il cielo inespressivo, in quella inferiore un bel palazzo (primo novecento?) molto grande e completamente chiuso. Credo sia quello che ha ospitato l’ospedale dei bambini: abbandonato da tanti tanti anni, nel pieno cuore della città, sembra presagire tempi sempre più duri per il centro storico. Sto cincischiando su queste considerazioni quando mi blocco e mi stropiccio gli occhi più volte. Dietro il tetto e gli abbaini del palazzone spunta immenso, avvolgente uno stuolo infinito di uccelli neri. Giocano con lo spazio puntando verso l’alto, improvvisamente picchiano verso terra e scompaiono alla vista: ma tornano subito dopo componendo forme incredibili, geometrie semoventi, inventando plateali accostamenti di grigi per subito sfumarli nel nulla Si dirà che il fenomeno è naturale e ricorrente: anche a me è capitato di assistere a queste esibizioni più volte. Indimenticabili quelle nei tramonti a piazza San Pietro. Ecco. Lo stupore in più, questa volta è perché qui in giro c’è il Papa. Che lo sapessero e per questo hanno sfoggiato la loro forma migliore? Ma la storia – vera verissima credetemi – non finisce qui. Perché quello che sta per accadere nel riquadro della mia finestra ha dell’incredibile. Sopra uno dei vorticosi voli dei nostri amici esibizionisti, appare ora una croce, anzi un crocifisso: è là, grigio, sfumato, le braccia aperte sopra gli abbaini dell’ex ospedale dei bambini. Sembra grandissimo e gli uccelli neri lo attraversano, paiono giocare con lui. Mi lasciate ancora un po’ a bocca aperta, seduto sul mio lettino, a sperdere lo sguardo su quanto accade lì fuori, a non voler crederci? Ma  ora che cosa succede di nuovo? Che  cos’è quella mezza luna accanto al crocifisso? Che c’entra? Ruoto lentamente la testa verso sinistra e sulla parete di fronte a me vedo l’orologio tondo e accanto il piccolo crocifisso. Il tempo si sospende: cambia la luce esterna, il riflesso sfuma. Gli uccelli neri sono già partiti. Indimenticabile pomeriggio di una domenica di novembre.

DA IL QUOTIDIANO IL BRESCIA – 11 NOVEMBRE 2009

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Redazione BsNews.it

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