Piercing sul camper, denunciato

Continua l’impegno preventivo e repressivo dei Reparti dipendenti del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Brescia per contenere il fenomeno dei reati extratributari in particolare a contrasto dell’esercizio abusivo di attività professionali protette.

I finanzieri della Compagnia di Brescia, guidati dal capitano Gianpaolo MAZZAROTTO, avevano raccolto voci secondo le quali nei pressi dello stadio di calcio Mompiano della città, all’interno di un camper, venivano svolti trattamenti per tatuaggi e di piercing da persona non autorizzata.

Lo sviluppo dell’attività investigativa consentiva di localizzare il camper parcheggiato all’interno del recinto di una abitazione della richiamata zona. Durante un appostamento si coglieva il momento propizio dall’uscita dall’abitazione di un giovane diciottenne, A.S. di origine slava, residente a Brescia, con un vistoso piercing conficcato nel sopracciglio destro, coperto da crema cortisonica. Fermato dai finanzieri, A.S. asseriva che poco prima, nel camper posto all’interno dell’abitazione, si era sottoposto all’inserimento del piercing ed aveva pagato l’intervento con 35 euro.

Nella considerazione che l’intervento subito da A.S. poteva rientrare nell’esercizio dell’attività sanitaria e che da indagini preliminari svolte non risultava che in detta abitazione vi fosse uno studio medico, attesa la flagranza del reato di cui all’art.348 del Codice penale, i finanzieri operanti eseguivano una perquisizione d’iniziativa all’interno del camper dopo averlo individuato nella piazzola antistante l’abitazione del proprietario, identificato in C.C., nato e residente a Brescia, di anni 42 circa. L’interno del camper si presentava come un piccolo studio medico con a disposizione bisturi, creme cortisoniche, liquidi disinfettanti, aghi, pinze, mascherine antisettiche, guanti di lattice, ecc. e ben 300 piercing di metallo di varie fogge e formati. Tra gli attrezzi anche un quaderno con le annotazioni degli interventi eseguiti. Il camper con i materiali inventariati venivano sottoposti a sequestro. Il Magistrato inquirente, Dssa. Alessandra MARUCCHI, nel confermare i sequestri operati, delegava la Compagnia di Brescia di proseguire ed approfondire gli accertamenti volti a delineare l’illecita attività svolta nel tempo da C.C.

Come è noto negli ultimi anni si è molto diffusa la moda del piercing e riguarda un target di giovanissimi dai 16 ai 25 anni, all’ombelico per le ragazze, al sopracciglio per i maschi. Il costo dell’intervento varia dai 30 ai 50 euro. Tuttavia tali interventi molto più spesso vengono effettuati da “praticoni” in ambienti privi di qualsiasi cautela sanitaria. Gli interventi della specie, se mal eseguiti, possono causare patologie infiammatorie più o meno gravi, qualche volta “tamponate” con ricoveri urgenti presso strutture sanitarie pubbliche.

Secondo uno studio della Camera di Commercio di Monza In Italia, sono circa 300 le imprese specializzate in tatuaggi e piercing e ben 52 hanno aperto negli ultimi tre mesi. E se si considerano anche le attività che li realizzano in via accessoria arriviamo a circa 900 imprese per un giro d’affari stimato intorno a 80 milioni di euro. La maggiore concentrazione delle imprese specializzate in tatuaggi e piercing è in Lombardia con il 23,6% rispetto al resto del Paese. 29, invece, nel bresciano (4 in Brescia il resto in provincia) le imprese specializzate nel tatuaggio e nel piercing. L’impresa del settore più importante per volume d’affari (nel 2007 ha realizzato un volume d’affari di oltre 60mila euro) opera nella zona della Franciacorta

Circa la legislazione che regola il settore, è’ appena il caso di precisare che il Comune di Brescia è intervenuto nel 2007 emanando apposito regolamento laddove all’art. 5, richiamandosi alle leggi nazionali, prescrive, tra l’altro, che per l’attività di piercing, (escluse quelle esercitate sul lobo dell’orecchio) su mucose, cartilagini o altre sedi cutanee, può essere effettuata esclusivamente da personale medico ed in ambienti a norma delle disposizioni vigenti.

C.C., che risulta titolare di partita iva dal 1988 per l’attività di commerciante ambulante di abbigliamento, per l’esercizio abusivo della professione medica, rischia sei mesi di reclusione ed una multa di alcune migliaia di euro, nonché connesse sanzioni amministrative e fiscali.

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Redazione BsNews.it

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