Agricoltori sul piede di guerra
(comunicato stampa) “Una celebrazione allegorica, ma con profonde motivazioni”. Così il Presidente di Confagricoltura Lombardia, Francesco Bettoni, ha definito il ‘funerale simbolico’ dell’agricoltura che si terrà domani (venerdì 23 ottobre) alle 17 con un corteo e una fiaccolata che partiranno da CremonaFiere.
Alla conferenza stampa di presentazione dell’evento Bettoni ha ribadito che nel giro dei prossimi sei mesi, se nulla cambierà, un numero significativo di aziende agricole della Lombardia, la prima regione agricola d’Italia, rischiano la chiusura.
La manifestazione di apertura della grande mobilitazione generale che si concluderà con una ‘trattorata’ su Roma “non è partitica e vuole richiamare l’intero mondo politico sulla drammaticità della situazione. E’ indispensabile –ha detto Bettoni- che il Governo prenda coscienza dello stato di crisi del settore, bisogna ritornare a ragionare di impresa”. E ha così commentato gli stanziamenti del tutto simbolici della Ue a favore del settore lattiero caseario. “Ad ogni azienda arriveranno meno di 1.000 euro –ha spiegato- che doneremo in beneficenza; non è certo con queste misure che si salva l’agricoltura. La nostra battaglia non è solo in difesa delle nostre aziende. L’agricoltura, infatti, è patrimonio della collettività: se muore il settore primario, con esso muore un pezzo dell’economia e della stessa cultura della nostra Regione”.
Un richiamo al ministro dell’Agricoltura, Luca Zaia, a erogare finalmente i 45 milioni promessi già da aprile a favore delle aziende che hanno investito nell’acquisto di quote latte, e per contro un apprezzamento al Presidente della Regione Lombardia che si è adoperato per garantire l’anticipato del 70% della Pac per ridare liquidità alle imprese. Bettoni ha quindi ricordato la consegna nel pomeriggio, allo stesso Formigoni, delle 7.000 firme di aziende agricole per supportare la richiesta dello stato di crisi.
“E’ un’elemosina”, ha poi ribadito il presidente della Libera Associazione Agricoltori Cremona, Antonio Piva, a proposito dei 280 milioni per le aziende lattiero/casearie dell’intera Ue. E per spiegare le difficoltà del settore ha usato due esempi chiarissimi: “Nel ’90 il frumento veniva venduto a 20 euro al quintale e il pane costava 0,80 euro al chilo. Oggi il frumento è sceso a 18 euro e il pane arriva fino ai 4 euro. Il che significa che tutti guadagnano, dalla trasformazione alla distribuzione, e che la materia prima viene svilita. Lo stesso per il latte, il cui prezzo alla vendita è superiore del 500% rispetto a quello pagato alla stalla”.
Ha poi ricordato come siano agroalimentare e moda a fare grande il ‘Made in Italy’, ma “la materia prima per i cibi nasce nei campi e a questa va riconosciuto il giusto prezzo evitando di massificarla e confonderla con quella di bassa qualità”.
“La nostra non è l’agricoltura bucolica che vediamo in televisione –ha aggiunto il vicepresidente di Confagricoltura Mantova, Andrea Pagliari- : le aziende sono in difficoltà, mancano di liquidità e non possono più investire. Se un’azienda zootecnica chiude non riaprirà più e dobbiamo evitare che questo avvenga perché si perderebbero valori e competenze”.
Bisogna garantire un futuro al settore fiore all’occhiello del nostro export. Ecco perché la mobilitazione generale, che prenderà il via con il ‘funerale’ simbolico dell’agricoltura.