Chiude il campo bresciano

«La tabella di marcia per la ricostruzione in Abruzzo non vede alcun ritardo: venerdì scorso, infatti, i volontari bresciani hanno smontato il primo campo di nostra competenza: Monticchio 1, allestito poche ore dopo il terremoto lo scorso 6 aprile all’interno del parcheggio della multisala Garden.»

Ad annunciarlo l’assessore provinciale alla protezione civile di Brescia, Fabio Mandelli.

«Il campo ospitava circa 650 persone, era inoltre stata posizionata la colonna mobile provinciale (maxi cucina da campo con tenda mensa, tenda cucina e attrezzature a supporto), dove i nostri volontari hanno contribuito –sottolinea l’Assessore Mandelli- in maniera determinate all’allestimento ed all’organizzazione lungo tutti i 5 mesi e 20 giorni. »

A Monticchio 1 la provincia di Brescia era a tutti gli effetti la responsabile del campo, assicurando la presenza di circa 30 volontari a settimana e di tre tecnici di emergenza in forza all’Assessorato alla Protezione Civile, che si sono alternati per quasi tutti i 5 mesi.

«Dato certo è la chiusura degli altri due campi gestiti dalla provincia di Brescia nella fase di emergenza entro fine anno – continua Mandelli – nei prossimi giorni rientrerà anche la colonna mobile utilizzata a Paganica 5, altro campo in cui la Protezione Civile bresciana ha dato sostanzioso apporto, poiché le cucine mobili verranno sostituite in tutti i campi da un servizio mensa centralizzato con consegna dei viveri. »

La procedura di chiusura dei campi e di collocazione in abitazioni provvisorie o definitive è stata dettata dal Dipartimento di Protezione Civile. Negli ultimi due mesi, infatti, tutte le famiglie presenti nei campi di accoglienza sono state censite in livelli di emergenza.

Il lavoro più oneroso, ovviamente, è stato quello di convincere le famiglie con abitazioni del tutto agibili o da ristrutturare a rientrare nei propri appartamenti, nonostante la paura all’Aquila, anche dopo la scossa di magnitudo 4.1 di giovedì scorso, sia ancora molta.

Inoltre per chi è stato classificato nelle fasce con abitazione distrutta o non più agibile, gli ultimi giorni sono serviti per valutare le proposte di nuove sistemazioni.

Il progetto C.A.S.E (Complessi Antisismici Sostenibili ed Ecocompatibili). e il piano MAP (Moduli Abitativi Provvisori) sono i due progetti in corso di realizzazione per consentire prima dell’inverno ai cittadini che hanno perso la casa e che sono ospitati nei campi di accoglienza una sistemazione “senza container” , in abitazioni durevoli e sicure. Le abitazioni del progetto C.A.S.E. sono per i cittadini de L’Aquila con una casa distrutta o inagibile.
Le abitazioni per le prime 1.500 – 2.000 sono già state consegnate, le altre saranno concluse entro la fine dell’anno.

Verranno realizzati 184 edifici, per un totale di 4.600 appartamenti che saranno adatti ad ospitare circa 18.000 persone. E’ consultabile sul sito (www.protezionecivile.it) del Dipartimento della Protezione Civile un report sull’avanzamento dei lavori aggiornato quotidianamente.

Antisismici e progettati con i più avanzati criteri di sostenibilità, gli edifici saranno costruiti con vari materiali dal calcestruzzo al legno lamellare.

I MAP, invece, sono moduli abitativi provvisori, per le persone che hanno la casa distrutta o inagibile nel “cratere sismico”, ovvero dei 56 Comuni attorno a L’Aquila.

Una prima parte è già stata consegnata, gli altri saranno consegnati tra ottobre e novembre.

Saranno in tutto 2.500 moduli abitativi, cui si aggiungono i MAP arrivati in donazione.
Resistenti e sicuri, i moduli sono in legno. In alcuni casi legno massello, cioè naturale, in altri i moduli hanno doppi pannelli con all’interno materiale isolante.

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Redazione BsNews.it

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