Province tra luci ed ombre

Per ridisegnare funzioni e competenze degli enti intermedi serve a poco un colpo d’ascia dettato dall’ondata di antipolitica che, oggi, prende di mira senza troppi distinguo parecchie Istituzioni. Sarebbe, invece, necessario un lavoro di cesello capace di restituire vizi e virtù di Amministrazioni che possiedono diverse  specificità territoriali. Vale a dire non tutte le Province sono sprecone o tutte le Comunità Montane a livello del mare, come quella innalzata da Gianantonio Stella a simbolo della lotta contro la politica spendacciona.
Che il sistema degli Enti Locali vada riorganizzato è un tema serio sul quale iniziare a discutere, ma pensare di abolire tout court ogni Provincia rappresenterebbe una mossa demagogica e insufficiente per rimpinguare le casse dello Stato. Senza contare che proprio quest’ultimo, spesso, si rende responsabile di parecchio sperpero di denaro pubblico.
Sono solo alcune delle considerazione emerse durante il Consiglio provinciale dedicato a questo tema e sollecitato da una documento firmato dal presidente dell’Upi, Fabio Melillo, (Unione province italiane) che intravede nell’abolizione delle Province un vero e proprio “attacco alla democrazia”.
Toni molti diversi hanno accompagnato gli interventi dei consiglieri di entrambi gli schieramenti, più prudenti nell’analisi e consci delle criticità che possono investire tale Istituzione.
Giusto per prendere le distanze dall’emotività che avvolge l’argomento “pecunia publica “ sono i dati a suggerire maggiore cautela a chi addita le Province quali uniche colpevoli della “leggerezza” con la quale si spende il denaro dei cittadini. Ebbene, nel 2007 le 100 province italiane che impiegano circa 61 mila dipendenti hanno diminuito le proprie spese del 2 per cento. Al contrario, nello stesso periodo le Regioni hanno registrato aumenti pari al 4 per cento.
Se parlare di sprechi rappresenta il lato “A” del dibattito sulle Province, è indiscutibile che rivedere ruoli e funzioni di tali enti implica una riflessione sull’intera organizzazione degli Enti Locali. Tra l’altro, l’esigenza di governare il territorio tramite le Province è un quesito nato già con la redazione della Carta Costituzionale. Un dibattito riaperto negli anni Settanta con l’istituzione delle Regioni e l’assegnazione a queste ultime di funzioni e potestà. Riproporre, quindi, una riflessione su un ente che evidentemente non è percepito come troppo utile dall’opinione pubblica non deve rappresentare un anatema, purchè non avvenga in modo strumentale.
Del resto, come hanno sottolineato molti consiglieri intervenuti, anche in quasi tutti i Paesi europei esiste una forma di rappresentanza a livello provinciale e se i cittadini italiani pretendono qualche cosa in più rispetto alla "cura delle rotonde" si tratta di fornire proprio alle Province maggiori competenze e autonomia.
Se qualche cosa divide un Consiglio provinciale pressochè unanime nell’approccio al tema proposto dal documento dell’Upi è la votazione di alcuni emendamenti che contengono diverse valutazioni sul ruolo e quindi l’utilità di altri enti. Ato, Ambito territoriale ottimale, Bacini Imbriferi o Comunità Montane non mettono d’accordo chi spinge per una loro abolizione e chi, al contrario, difende tali presidi territoriali.
Federica Papetti

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Redazione BsNews.it

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