Nessun pentimento. Secondo il padre di Hina Saleem la ragazza "andava" uccisa, si comportava male, beveva, fumava, non era una buona musulmana. Nessun pentimento ma si è fatto carico di tutta la responsabilità dell’assassinio premeditato, scagionando i mariti delle altre sue due figlie. Solo un modo per salvare membri della sua famiglia? Deciderà la corte. In aula Mohammed Saleem ha depositato una memoria di 20 pagine con tutta la sua confessione. Il suo avvocato difensore, Paola Savio, ha insistito sul fatto che Hina avrebbe provocato il padre fino al punto che lui, esasperato, ha colpito la figlia con il coltello. Un attenuante valida? Venerdì si torna in aula. In primo grado il padre e i due mariti delle figlie sono stati condannati a 30 anni di carcere (i due avrebbero tenuto ferma Hina mentre il padre infieriva con il coltello), 2 anni e 8 mesi allo zio dell’uomo, per avere aiutato a seppellire il cadavere.
Au.Bi.
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