Produzione industriale a picco
Sono stati diffusi dal Centro Studi AIB i dati dell’indagine congiunturale mensile riguardo alla produzione industriale del mese di ottobre. Si è vericato un crollo verticale della produzione, una fortissima diminuzione rispetto a settembre dovuta alla fase di recessione ormai in atto su scala globale. Le prospettive a breve termine indicano un’ulteriore contrazione dei livelli produttivi, a causa dell’accentuarsi dello stato di debolezza della domanda interna e della continua flessione degli ordini dall’estero.
Queste, in sintesi, le indicazioni che emergono dall’indagine congiunturale mensile condotta dal Centro Studi dell’AIB su un campione di 250 imprese associate.
La produzione è rimasta praticamente invariata nei settori “calzaturiero” e “agroalimentare e caseario”; è diminuita nei comparti “carta e stampa”, “legno e mobilio”, “materiali da costruzione ed estrattive”, ”meccanica di precisione e costruzione di apparecchiature elettriche” e “tessile”; ha subito invece delle flessioni molto consistenti dei settori “abbigliamento”, “chimico, gomma e plastica”, “maglie e calze”, “metallurgico e siderurgico”, “meccanica tradizionale e mezzi di trasporto”.
La dinamica dell’attività produttiva per classi dimensionali ha evidenziato una sostanziale omogeneità della contrazione produttiva non evidenziando forti specificità a livello dimensionale.
La produzione in ottobre è aumentata solo per 10 imprese su 100 (28 nella rilevazione di settembre), non è variata per 35 (59) e diminuita per 55 (13). Le imprese soddisfatte dei propri livelli di attività, in rapporto alla potenzialità aziendale, sono il 7% e quelle insoddisfatte il 55%.
L’utilizzo degli impianti riflette sostanzialmente l’andamento dell’attività produttiva, con una percentuale del 6% di imprese che dichiara di averlo aumentato, del 44% di quelle che non lo ha variato e del 50% di quelle che lo ha diminuito.
Il livello di utilizzo della capacità produttiva, rispetto al potenziale, è giudicato alto dal 3% delle aziende, basso dal 54% e normale dal 43%.
Le vendite sul mercato nazionale sono cresciute per il 13% delle imprese, non sono variate per il 29% e diminuite per il 58%.
Le vendite verso i Paesi UE sono aumentate per l’11%, rimaste invariate per il 46% e diminuite per il 44%; quelle verso i Paesi extra UE hanno subito variazioni positive per il 10% del campione, nulle per il 46% e negative per il 44%.
Le giacenze di prodotti finiti risultano adeguate alle esigenze per il 69% delle imprese, alte per il 22% e basse per il 9%.
Le scorte di materie prime risultano normali per il 76% delle aziende, alte per il 17% e basse per il 7%.
La manodopera è aumentata per il 4% delle aziende, è rimasta invariata per l’81% e diminuita per il 15%.
Le prospettive a breve termine sono per una ulteriore e consistente riduzione dei livelli produttivi; infatti, solo l’11% delle imprese prevede di aumentare la produzione, il 52% di diminuirla ed il 37% di mantenerla stabile.
L’utilizzo degli impianti è previsto in aumento dal 10% delle aziende, in diminuzione dal 50% e stabile dal 40%.
Gli ordini dal mercato interno sono previsti in aumento dal 7% delle aziende, stabili dal 36% e in diminuzione dal 57%.
Gli ordini dai Paesi dell’UE sono attesi in crescita dal 6% delle aziende, stabili dal 50% e in calo dal 44%.
Gli ordini dai Paesi extra UE sono previsti in aumento dal 10% delle imprese, stazionari dal 51% e in diminuzione dal 39%.
La manodopera è prevista stabile dal 67% delle aziende, in diminuzione dal 32% e in aumento dall’1%.