La Primavera di Washington
Obama ha vinto. Un afroamericano è il 44 esimo presidente degli Stati Uniti. Oggi un’anziana donna di uno sperduto villaggio del Kenia può dire :” signori, mio nipote è presidente degli Stati Uniti”. Mentre l’Europa arranca e l’Italia soffoca nella palude della disillusione collettiva, l’America ritrova lo slancio dei padri fondatori e regala una lezione di democrazia al mondo intero. Nel Paese più amato e odiato la maggioranza degli elettori mette la croce su un nome di origine araba e traccia una riga definitiva sul taccuino della storia. Noi tutti siamo testimoni di un evento che ci permetterà di raccontare a figli e nipoti “io c’ero”. Da oggi, ci sarà un prima e un dopo Obama.
Stamattina una signora sull’autobus commentava:. “e pensare che in America, fino a 50 anni fa, i neri non potevano nemmeno votare”. Che il risultato delle urne decreti una sorta di rivoluzione pacifica è intuitivo anche per i più cinici, costretti ad ammettere la portata simbolica di questo “the day after. ” Sarà Barack Obama a sedere attorno al tavolo dell’Onu; sarà lui a sfilare con i colleghi del G8; sarà un nero afroamericano a mediare con gli “stati canaglia”; sarà il figlio di una ragazza madre a decidere la politica economica di un Paese devastato dalla crisi; sarà il figlio del melting pop a collaborare con l’Europa per governare l’epocale fenomeno delle migrazioni; sarà Obama a collocare la punteggiatura nel dibattito sullo scontro di civiltà paventato dopo l’attentato alle Torri Gemelle.
Non so se la politica di Obama sarà altrettanto “rivoluzionaria”, come le aspettative di chi lo ha votato, ma sono sicura che la speranza e la partecipazione democratica scaturite in queste elezioni possano “contagiare” il corso degli eventi futuri.
Obama ha saputo guardare oltre i confini della real politique e saltare l’asta più alta. E’ volato alto e l’asta non s’è mossa, è rimasta lì. Certo l’uomo non è caduto proprio sopra un materasso. Obama è il politico sul quale sono puntati molti occhi e forse anche la canna di qualche pistola. Obama lo sa, ma ha voluto provare a saltare. E quel salto è in grado d’infondere coraggio anche a chi è ancora ai blocchi di partenza.
Federica Papetti