Corsini lascia il Pd bresciano

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    Dopo mesi di silenzio l’ex sindaco di Brescia e parlamentare del Pd torna a parlare e annuncia in un’intervista rilasciata al quotidiano Bresciaoggi la decisione di non voler più ricoprire alcuna carica istituzionale. In questi mesi Paolo Corsini ha maturato una sorta di "rancore" contro tanti rappresentanti del Pd locale: «Si tratta di una scelta per me sofferta e molto dolorosa: ho deciso di non essere più un esponente del Pd di Brescia. Ho preso la tessera del circolo del Pd più vicino a Montecitorio, quello di via dei Giubbonari a Roma. La mia non è nè una sfida nè un’espressione di rancore, ma la presa d’atto di una situazione che s’è creata». Il rancore a tratti si trasforma in vero e proprio sentimento di ostilità che lo porta a tracciare un bilancio postumo del suo mandato e un pò a rivalutarlo: «Spesso mi sono trovato solo, se si escludono alcune solidarietà personali, a reggere una polemica arrembante e continua del centrodestra, senza disporre da parte del mio partito di adeguati strumenti di risposta». Ancora Corsini: «Tutta la campagna elettorale sia stata giocata nel nome della discontinuità, con un giudizio che non posso accettare sull’attività mia, della mia giunta e della mia maggioranza. Dai giornali ho appreso che secondo un esponente del Pd sedici anni della mia vita spesi in Loggia sarebbero stati una meteora, che io e Martinazzoli saremmo una parentesi da dimenticare. Ho appreso dall’editoriale di una rivista (Città e dintorni, ndr.) che la seconda parte della mia esperienza di giunta sarebbe da contrassegnare con un segno negativo. Chi scrive dimostra di non avere neppure una qualche attitudine alla logica, visto che afferma che Morgano, a cui rinnovo la mia stima e amicizia, sarebbe stato un segno di maggior discontinuità essendo stato per cinque anni vicesindaco con me». L’attacco contro Corsini «proviene da una componente significativa di quell’area cattolico-democratica le cui ragioni ideali e culturali anch’io mi sono sforzato di rappresentare. E mi sono convinto che questo è ormai il segno dello sfaldamento di una classe dirigente, la conclusione triste di un’intera parabola che a questa città ha reso straordinari servizi e prodotto grandi risultati». Infine il rammarico per essere stato un pò messo da parte: «Ho vissuto con profonda sofferenza il fatto che su alcuni grandi temi amministrativi, da A2A alle torri di San Polo, ai temi del welfare comunitario, sui quali credo che per esperienza e pratica diretta potrei portare qualche pur modesto contributo, nessuno del partito in tutti questi mesi mi ha invitato, in conversazioni che non fossero private, a fornire un’indicazione o possibili chiarimenti».

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