MOSTRAMI UNA MOSTRA/13. I racconti fotografici di McCurry a Santa Giulia (GUARDA LE FOTO)
di Enrica Recalcati Come promesso, che il viaggio abbia inizio, passando da grandi, grandissimi a piccoli e per ora sconosciuti; fra grandi mostre e piccole esposizioni studentesche, ma vi assicuro che tutto vale la pena di vedere!
Entrando in Santa Giulia e salendo le scale mi sono accorta di avere il fiato corto. Poca ginnastica in questo periodo, vero, ma pensando e ripensando a quello che stavo per vedere, mi sono resa conto di iperventilare. Mi capita prima di un grande evento. Mi succedeva a teatro, un attimo prima di salire sul palco e mi succede ancora, quando presento un libro. Un attimo prima, poi passa, immersa come sono dal fare bello di quello che sto per fare.
Entrando nelle sale espositive mi sarei mangiata tutto in un unico boccone, per quella golosità tipica di chi ama emozionarsi, abilità a portata di tutti, se lo vogliamo.
Steve McCurry nasce a Philadelphia nel 1950 e dopo alcuni studi teatrali, si dedica alla fotografia di reportage, diventando uno dei più grandi fotografici contemporanei.
Numerosi i suoi viaggi, in zone non facilmente raggiungibili, anche a causa delle innumerevoli guerre che continuano a martoriare il medio oriente.
Iran, Iraq, Cambogia, Filippine, Afghanistan, Pakistan, India e molti altri i Paesi visitati e fotografati.
Pubblica parecchi volumi per Phaidon, per il National Geografic Magazine e lultimo per Mondadori che raccoglie le fotografie di Leggere. Sua la famosissima foto della ragazza afghana, scattata nel 1985 in un campo profughi in Pakistan.
«Non posso sfuggire allArte fino allultimo respiro. Nulla è pianificato, mi lascio andare e vado subito al nocciolo senza perdere tempo. Se ti documenti troppo prima, perdi le occasioni e ti rimane poco per gli scatti». Dice così, nel filmato proiettato sul muro dellultima sala espositiva, Steve McCurry, lasciando però di sé unimmagine affatto improvvisata, ma un profilo da pianificatore, colui che segna sul notes una rigorosissima scaletta, di massime da rispettare, per ogni lavoro eseguito.
La mostra LEGGERE ospita 70 scatti che ritraggono persone di tutto il mondo, assorte nellatto intimo e universale del leggere. Magnificamente allestita dallo scenografo Peter Bottazzi, curata da Biba Giacchetti, accompagnata dalle frasi scelte da Roberto Cotroneo e fortemente voluta dal direttore di Brescia Musei Luigi Di Corato, costituisce un raro esempio di come lArte a tutto tondo si intersechi, si influenzi, fondando con le varie espressioni, un unico stupendo contenitore di bellezza.
Le immagini, intervallate dalle citazione letterarie, formano un percorso parallelo, impossibile resisterne. Lo spirito delle immagini di McCurry e le installazioni, sono uno stimolo a trovare risposte, un piacere particolare, dove ognuno di noi identifica il suo altrove e cerca un senso al proprio e personale stato danimo. Una mostra diversa, davvero da leggere: «Leggo, per quanto è possibile, soltanto ciò di cui ho fame nel momento in cui ne ho fame. E allora non leggo, mi nutro» – scriveva Simone Weil – e ancora: «Quando penso a tutti i libri che mi restano da leggere, ho la certezza dessere ancora felice» – cito di Jules Renard. Le frasi scritte sui muri o stampate su tela fluttuano nellaria satura di significato e significanti. Haruki Murakani, Cesare Pavese, Italo Calvino, Jerome David Salinger, Groucho Marx, Bertrand Russel, Giordano Bruno, Gilbert Keith Chesterton, Hermann Hesse, Mark Twain, Leonardo Sciascia, Frank Kafka, Orazio, Marguerite Yourcenar, San Tommaso DAquino, Oscar Wilde, Ludwing Feuerbach, Gianni Rodari, Giaocomo Leopardi, Ugo Foscolo,Virginia Wolf, Umberto Eco e molti altri ancora.
Leggere è un atto privato a due. Esclude il resto, cancella il mondo circostante, un libro porta lontano.
Nessuno come Steve McCurry è stato così bravo a descriverne la sensazione.
Mi soffermo come al solito su alcuni: mi commuove per ricordi personali, la nonna che in Sri Lanka legge al nipotino; mi colpisce la magnificenza della Biblioteca brasiliana di Rio de Janeiro, dove percepisco guardando la ragazza sulla scala, lincontenibile desiderio di vedere un libro; la statua che legge, scatto realizzato a Ibiza, fra finzione e realtà, il materializzarsi di un sogno e infine una tomba con Angelo dalla testa mancante, in un cimitero di Roma, la cui forza evocativa della morte oltre la morte, assume, attraverso il dito dellAngelo sul libro, un significato trascendente.
Le parole accostate alle immagini prendono il valore di antologia ed è giusto pensare che i fotografi abbiano bisogno di parole e il letterati di immagini, promuovendo così Grande Bellezza.
La trovate in Santa Giulia fino al 3 settembre 2017.
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