Caso Serle, la comunità albanese: siamo vittime di pregiudizi
Il caso Serle non tende ad abbandonare le cronache. A dire la sua anche la comunità albanese, che spiega come spesso venga strumentalizzata l’origine di una persona per sancirne la pericolosità. "Che la carta d’identità di Eduard Ndoj (il 25enne rucciso da Mirko Franzoni dopo che aveva rubato in un’abitazione ndR), alla voce nazionalità, reciti “albanese”, non può essere considerata una notizia, ma deve solo essere rubricata a semplice informazione accessoria. Almeno ciò dovrebbe accadere in un Paese culturalmente evoluto", così Elton Xhanari e Artan Bashli, laureati in giurisprudenza e membri della comunità albanese di Brescia, spiegano in una lettera aperta riportata dal Corriere della Sera.
E continuano: "Condanniamo senza alcuna riserva la rapina, ma sarà la magistratura ad accertare se la difesa è stata legittima, ossia necessitata da un pericolo concreto di un danno ingiusto e, soprattutto, se è stata proporzionale all’offesa. Crediamo, inoltre, che politicizzare la vicenda per ottenere un pugno di voti sfruttando la paura della gente è semplicemente vergognoso".
Elton Xhanari e Artan Bashli sottolineano come a Serle non ci sia un allarme furti e anche come gli stranieri arrivati nel bresciano siano una ricchezza da un punto di vista lavorativo ed economico: " le comunità straniere sono semplicemente necessarie: senza di esse il tessuto economico bresciano perirebbe. Inoltre, con la scolarizzazione delle seconde generazioni, oramai il processo sociale d’integrazione fra culture e mentalità diverse sta giungendo a compimento".